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Visualizzazione dei post da 2011

Racconto di Natale

Era l’antivigilia di Natale. Il turno lavorativo era finito ed era finalmente ora di tornare a casa. Anche quel giorno aveva prodotto “confetti” 9 mm Parabellum. Con quelli portava a casa lo stipendio. Ci aveva comprato regali per moglie e figlie: aveva due femmine e voleva loro un bene dell’anima. Erano poco più che bambine, ma sperava che niente e nessuno gliele avrebbe mai tolte. Uscì dalla fabbrica e salì in macchina. Mentre girava la chiave nel cruscotto guardò attraverso il parabrezza il suo lago e le sue montagne. L’inverno era stato particolarmente avaro di neve. Le cime erano ancora spoglie, tranne qualche raro nevaio. “Cazzo – pensò a voce alta – neanche un fiocco di neve. Non sembra neanche Natale”. Un po’ più a est era sempre l’antivigilia di Natale. Jamila non lo sapeva e giocava con le altre bambine tra le macerie della sua città. Mentre correva aveva sentito un fischio: il sibilo di una 9 mm Parabellum, ma lei non lo sapeva. Poi un forte dolore alla gamba,

Cars

Le auto mi piacciono, non come le bici, ma mi piacciono. Parlo di auto, non di SUV o, come vanno adesso, di crossover; quella è roba che considero al pari di un tank: un ferro da stiro enorme con 4 ruote. Ma anche le auto ci hanno ormai preso tutto: i marciapiedi, le strisce pedonali, gli scivoli per i disabili. Ogni tanto accompagno Lucia alla scuola materna: saranno si è no cento metri da fare però, puntuale come il pagamento della TARSU, mi trovo qualcuno parcheggiato sulle strisce. In ora di punta sono anche più di uno, sui due lati della carreggiata. Anche oggi ho visto cose che voi dell'ACI non potete immaginare: macchine incastrate come nel gioco del 15. Ho sentito nuove teorie sulla lunghezza di un minuto o di un attimo, quando non un attimino, enunciate da scienziati in pectore proprietari delle auto parcheggiate. Ho visto amici in carrozzina costretti a non poter passare su marciapiedi o a non poter attraversare sulle strisce a causa di automobilisti senza un brici

Paroliamo

Per la giornata di lotta all’AIDS in radioRAI si doveva fare informazione senza pronunciare la parola “preservativo” ( “Carissimi, segnalo che nelle ultime ore il ministero ha ribadito che in nessun intervento – si legge in una mail interna – deve essere nominato esplicitamente il profilattico; bisogna limitarsi al concetto generico di prevenzione nei comportamenti sessuali e alla necessità di sottoporsi al test Hiv in caso di potenziale rischio. Se puoi sottolinea questo concetto, ma comunque con gli esperti dovremmo andare tranquilli. Resto comunque a disposizione per qualsiasi chiarimento. Grazie e buon lavoro” . Firmato Laura De Pasquale, assistente del direttore di Radio Rai 1 e dei Radiogiornali, Antonio Preziosi.  Vedi il link http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/02/il-preservativo-vietato-da-radio-rai/174659/ , dove si parla anche della smentita del ministero). E’ una scelta. La critico, ma è una scelta. Si elimina un termine per nascondere un problema. E se è c

Re di picche

Stamattina ho dovuto alzarmi presto. Pochi minuti dopo le 6 ho preso la mia bici e ho cominciato a pedalare sui viali del parco e poi per le strade di periferia. Brina e nebbia: il buio e l’alba. Nessuno oltre a me. Solo il rumore delle gomme sull’asfalto. Solo le luci della bicicletta. Poche auto. Mi sono sentito bene. Forse come un re. Come un re senza trono, regni, poteri. Solo il potere di trovare un po’ di bellezza in questa città e pensare che un altro modo di vivere è possibile.

Dakar, Olbia, Milano

La giornata di oggi, senza auto a Milano, prometteva un giro per le vie della città senza essere storditi dai decibel dei motori. Così, appena la nebbia si è alzata un poco e il sole ci ha fatto capire che esiste e brilla sempre per noi, decidiamo di prendere i mezzi per andare verso Duomo e Castello con le bimbe. Dura poco: attorno al castello Sforzesco c'è nebbia e, mentre ci buttiamo in via Dante arriva anche il vento gelido. Per la piccola Alessia potrebbe essere troppo: decidiamo di puntare verso piazza del Duomo e tornare subito a casa. E' pieno di gente a piedi, di bici: i negozi sono aperti e i soliti ragazzi di colore vogliono venderti di tutto. Camminiamo spediti finchè non veniamo fermati da Ibrahim: l'abbiamo conosciuto sulle spiagge quest'estate ed ora lo vediamo qui a Milano. Oggi vende i libri della stampa di strada, al mare vendeva braccialetti e giochi da mare. Chiacchieriamo un po', e quando vede che porto ancora il bracciale che mi ha regal

A un passo dal nulla

In questi tempi concitati di crisi politica ed economica ci descrivono, e ci descriviamo, come ad un passo da un precipizio. E' il risultato di come si riduce una nazione quando la politica, l'economia e la finanza seguono solo gli interessi di una parte forte a scapito del benessere dei più deboli. Dobbiamo cambiare il nostro modo di essere, di fare, di partecipare e non solo delegare, di ribaltare gli stereotipi del successo. Parafrasando Gandhi, la civiltà di un popolo si misura da dove e come parcheggia le sue automobili.

Fuori da qui

Due notizie di oggi mi hanno fatto pensare. La prima: le 926 firme false (molti siti le hanno pubblicate, qui segnalo Repubblica ; non bisogna essere grafologi per capire che ha firmato sempre la stessa mano) inventate per poter presentare la lista di Formigoni alle ultime elezioni regionali. Formigoni con quelle firme è tornato governatore: non ho letto da nessuna parte almeno qualche riga di scuse. Nemmeno il suo sito ufficiale ne parla: lì però ci si può trovare un fine ragionamento sul fatto che Palazzo Lombardia sia più alto della torre Unicredit di Porta Nuova, perchè l'antenna evidentemente non vale ( leggi ). La seconda: il banchiere Profumo, quando era Amministratore delegato di Unicredit, pare abbia escogitato soluzioni di ingegneria finanziaria causando un danno all'erario di svariati milioni di euro. Politica ed economia (o finanza?): due strumenti che dovrebbero essere al servizio della collettività, ma che diventano supporto ad interessi personali. Quelle di

C'è chi legge ancora di Alessia...

Ieri, dopo aver messo a letto le bimbe Alessia e Lucia, curiosavo dopo le 23 nel web, giusto per rilassarmi un po'. Navigando qua e là sono passato anche per la pagina delle statistiche di questo mio blog; ho potuto vedere (con un sottile senso di soddisfazione, non lo nego) che vengono ancora letti alcuni post vecchissimi che raccontano la nostra storia assieme ad Alessia. Quei post sono i capitoli di un piccolo libro che avevo scritto per lo scorso Natale, passato un anno dalla nostra avventura di vita, e lo avevo stampato e regalato ad amici e persone care. Scrivere quelle pagine è stato più che altro viaggiare dentro di me. Ho pensato allora di mettere sul blog la possibilità di scaricare il file pdf del libro cliccando su questo link. Se qualcuno vuole farmi sapere poi se lo ha letto e cosa ne pensa, può commentare il post o scrivere al mio indirizzo mail .

Reduci

Oggi sono andato ad una festa di "reduci". "Reduci" della Terapia Intensiva Neonatale di Niguarda, compagni di avventura o di incubatrice di Alessia. Una ventina di bambini i cui destini si sono incrociati nei primi mesi del 2010 dentro un ospedale e che, a modo loro, ce l'hanno fatta. Ho guardato nei loro occhi, ho seguito i loro passi incerti e ascoltato le loro prime parole: dentro ogni gesto, dentro ogni suono ci ho visto tutta la voglia di vivere di cui sono capaci. Grazie a tutti questi "comici, spaventati guerrieri" in miniatura, per dirla come il titolo di un libro di Stefano Benni. Sono tornato a casa più cosciente di come sia bello, difficile, importante, vivere: anche quando non ci si crederebbe mai.

Voglio cento giorni da pecora

Oggi la rete ha fatto da cassa di risonanza ad un'intervista che, altrimenti, sarebbe rimasta sotto silenzio o quasi. Una delle donne dell'harem del Presidente del Consiglio rilascia un'intervista molto interessante. Non la riassumo: vale la pena ascoltarla tutta in religiosa contemplazione. La trovate qui, ospitata dal sito di Repubblica: http://tv.repubblica.it/dossier/gianpi-e-lo-scandalo-escort/escort-l-intervista-di-terry-de-nicolo/76235/74600?pagefrom=7 Se questo è il mondo dei leoni, allora sono fiero di essere pecora, delle mie magliette da 15 euro quando sono costose, delle mie scarpe in saldo; sono felice della mia piccolezza e della mia volontà di non vendere madre, moglie e figlie per arrivare dove voglio. La visione del potere come prevaricazione fa sempre gola. So però che ci sono molte altre pecore che vivono come me e vicino a me. E tutte noi pecore sappiamo che possiamo belare insieme, e belare così forte da mettere paura al leone e riuscire così fi

Mio nonno appeso al dito

E’ da poco morto mio zio.  Contatto l’impresa di servizi funebri per alcune pratiche e devo inviare loro una mail. Invio la mail, poi curioso un po' nel loro sito. C’è una sezione intitolata “Novità”; ci entro, forse un po’ per gusto di scoprire il lato peggiore dell’essere umano. C’è un comunicato che cattura la mia attenzione.  Leggo e rimango senza parole. Lo riporto così come l’ho letto. "L’impresa di servizi funebri (di cui pietosamente taccio il nome)  ha recentemente definito un accordo con la società XXX (anche qui preferisco tacere) per una convenzione sul servizio “I Diamanti della Memoria“, diamanti certificati di alta qualità ottenuti direttamente dalle ceneri di cremazione dei propri cari scomparsi, in memoria della loro unica e splendida vita. Un servizio che è sempre più recepito con interesse, e ancora in grado di stupire per la sua originalità, che aiuta a mantenere viva la memoria del proprio caro." Fantascienza. Fai bruciare il nonno morto, ne tiri

Ciclovia 40!

Oggi ho preso la bici. Cercavo chilometri e tranquillità. Sono salito in sella e ho cominciato a pedalare nella Milano quasi abbandonata. Prima le ciclabili del Parco Nord, poi strada fino a Garbagnate, passando per il parco delle Groane. Da Garbagnate passa la ciclovia 40, che costeggia il Villoresi fino al Parco del Ticino. Si alternano sterrati ed asfalto, con il canale che, lento, ti accompagna dalla città alle campagne, al Ticino. Ho visto cavalli, anatre, svariati uccelli di cui purtroppo non so il nome nè riconoscere i canti. Sono tornato dopo 75 km stanco ma soddisfatto. Soddisfatto delle gambe, della mia bici ibrida, dei luoghi che ho attraversato senza fare rumore. Forse sono anche più pronto a vivere il domani. PS. Il tracciato è un misto di sterrati e asfalto, principalmente sull'alzaia del Villoresi. Lo consiglio a chi cerca un po' di pedale poco lontano da Milano e fuori dal traffico. Più ci si allontana dalla città e più aumenta il canto

Onde

Onde che vanno, onde che tornano. Con nuovi soffi di vento si frangono. Così io contro di te mi infrango, mi alzo e mi annullo. E con nuovi soffi di vento, in moto continuo, sempre da te ritorno. 8 Luglio 2011 – San Teodoro

Lucia è in viaggio

Lucia è diventata un po’ più grande: ieri è stato il suo ultimo giorno di asilo nido. E’ anche questa una tappa della vita. Capisco che la strada, inesorabilmente, diventa più corta davanti e più lunga alle spalle. Buona vita. Crescono le lune e le gobbe a ponente passano le scarpe sulle strade già fatte l’orologio insegue quel momento che sarà. Crescono candele per contare quel che è stato, parlano muti i sogni nelle sere senza stelle per spiegare ancora cosa è stato e che farà. Ma ancora ci saranno volpi allegre nel tuo bosco e sguardi di madre che potremo raccontare voli di farfalle, api, rondini, aquiloni, corse e fili d’erba per gli abbracci di un padre, fogli dove spesso viene sempre azzurro il cielo, teatro dove corrono assieme falso e vero Calano le lune e le gobbe a levante salgono e riscendono tutte le maree, cancellano l’oggi fermato con le parole. Ma un tempo era tempo e ora tempo non è più. 30 Luglio 2011 A Lucia, nel suo ultimo giorno di nido d’infanzia.

In morte di OBL

Hanno ucciso Osama. L'America lo ha creato e lo ha distrutto. Quasi tutti sono convinti che giustizia sia fatta. Anche se non ha avuto possibilità di essere processato, di difendersi, di scontare una pena anche lunga quanto il resto dei suoi giorni. La pena era forse già decisa: pena capitale, vecchia barbarie ancora in vigore. Poco prima in Libia veniva ucciso chirurgicamente un figlio di Gheddafi con la moglie e suoi bimbi di  3 anni, 2 anni, 4 mesi. Tre bimbi, non tre combattenti. Obama annuncia l'uccisione di Osama e invoca la benedizione del suo Dio sull'America. Osama dirottava arei in nome del suo Dio. Lasciate fuori Dio almeno dagli assassinii. Abbiamo già assassinato una volta anche lui.

Stazione 11

Mi per mestee pichi giò ciod, e in vint'ann so minga quanti ne ho picà, che el mè martell el s'è anca sc'epaa. Però i tocch de legn mi i ho semper tacàa. El me mestee l'è picà giò i ciod, g'ho una butèga piena de ferr de veend, ma incoeu m'han ciamà per quajcos diferent. Adess cui me ciod g'han de taca su geent. E alura mi spèti chi cunt el me martèll in man, su stu munt che par un còo, visin a la citàa. Sunt chi che speti quel che rivaràa, con tutta la geent che l'è chi a guardàa. Porten un omm che l'è tucc bèll pestàa, con la curona fada cuunt i spin. Ghe cicchen adoss, fan a tocch el vestìi, ghe dan tri frustaat per menall chi de mi. E adess pichi i mè ciod deent i soo man, per tacall su sura a sta cruus. Tri culp de martèll e i soo òss g'han el bus, Quaand  ciama el so pàa, ma g'ha minga de vuus. Hann dì che l'è un re, ma me par minga vera, che el cunta su i ball, l'ha scrivùu 'na preghiera. Cinq pan

In nomine domini?

Chi ha ucciso Vittorio Arrigoni lo ha fatto anche usando il nome del dio in cui dice di credere. Paradossalmente quel dio, forse, era in vittorio nel momento della sua morte. Dio non è mai davanti a un mirino, si trova sempre dalla parte verso cui viaggia il proiettile.

Viva i 150 anni

A livello nazionale il Premier le cerca tutte pur di salvarsi dai processi. I ministri del suo governo, a volte amministratori e dirigenti delle sue aziende, gli fanno scudo. I leghisti lo seguono: per la chimera del federalismo si turano il naso calpestando i loro stessi slogan, e che viva il Cavaliere. Inguardabili. A livello lombardo il Governatore continua la sua strada con assessori e consiglieri che al suono dell'Inno di Mameli scappano dall'aula. Incredibile. Viva i 150 anni dell'unità. Uniti nel puro interesse di chi ci governa.

Labili confini

In questi giorni di amara tristezza per la sorte di Yara, come in altri giorni simili segnati da storie di dolore, la morte fa ascolto o vendita. La cronaca si mescola alla curiosità, il rispetto è scavalcato dalla voglia di sapere, a tutti i costi. Lo stile di puntare microfoni, telecamere e taccuini verso chi può raccontare notizie o stati d'animo è uso comune, mentre spesso converrebbe un rispettoso scarno commento, se non il silenzio. Labile è il confine tra notizia e spettacolo; labile è il confine, per chi soffre, tra racconto e intrusione.

Ha voluto vivere. La storia di Alessia. FATE I NEONATOLOGI, NON GLI INGEGNERI...

Nella mia vita mi è sempre piaciuta la sismica. Ho scelto una laurea in ingegneria dove si studiava anche qualcosa sui terremoti e su come costruire le case per fare sì che nessuno rimanga sotto i soffitti crollati per le scosse. Ma non ho mai progettato nulla, tranne qualche pezzo di autostrada o qualche galleria ferroviaria. Un subappalto di un subappalto, in subappalto: ovviamente. Eppure fare gli ingegneri vuol dire mettere in sicurezza una frana. O vuol dire progettare un’automobile di serie da 280 chilometri all’ora. O, ancora, costruire un nuovo cacciabombardiere, cercare di arginare le piene dei fiumi, disegnare una protesi, cercare un posto dove aprire una nuova discarica. Qualcuno invece fa l’imprenditore, è il capo di un’azienda, gestisce il personale. Essere ingegneri significa essere un po’ matti e creativi, logici e stralunati, sognatori, ma realisti incalliti. Poi arriva il giorno che i coefficienti di attrito, i diametri del tondino di ferro, gli algoritmi, le crava

Ha voluto vivere. La storia di Alessia. A CASA!

E’ il 28 maggio. Due lacci e due soprascarpe. Gli ultimi due lacci di oggi, di un rituale che prosegue da tre mesi. Tolgo i teli di plastica dalle scarpe. Strappo i due lacci che mi rendono una cosa sola con questo camice verde. Un ultimo sguardo al tavolo, alle sedie, agli armadi che hanno visto ansie e speranze, gioie e lacrime. Stavolta usciamo in tre dalla porta di questa terapia intensiva neonatale. Alessia viene a casa; ha lottato insieme ai medici e ce l'ha fatta. Fuori da quella porta tocca a me e Laura. Faremo il meglio. Butto il camice; l'ultima occhiata a questa che era ormai la nostra seconda casa. Si torna a casa vera. (13. CONTINUA...)

Ha voluto vivere. La storia di Alessia. VIENI VIA CON ME

Via, via, vieni via di qui.. Vieni via da queste stanze, Alessia. Sta arrivando il momento di venire a casa. La mamma è ritornata da quasi quattro mesi. Avete cominciato la vostra avventura assieme, qui. Eravate due persone in un corpo. Ora siete una persona sola in due corpi. …niente più ti lega a questi luoghi, neanche questi fiori azzurri… Hai superato gli interventi a pochi giorni di vita, hai imparato a respirare, a mangiare da sola. Hai vinto gli streptococchi, hai gettato via le sonde, i gavage, i respiratori, i saturimetri. Non ti servono più, Alessia: stai imparando a crescere. Tra poco si esce. …via, via, neanche questo tempo grigio.. Sei nata col freddo, ma ti aspettavamo con i primi caldi di maggio. Noi, fuori dall’incubatrice, ti raccontavamo la neve, il vento, il freddo, il ghiaccio e la galaverna. Dio, come è bella la galaverna, Alessia. I prossimi inverni ti ci porto a vederla. Te lo sei meritato. Adesso è maggio. Tra poco si