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Visualizzazione dei post da ottobre, 2013

Che sia piano

Che sia piano la notte che avanza di sera, la nota che passa in un accordo in fa diesis, la mano di un figlio quando cerca di andare, il bacio aspettato prima che un treno parta, e l'onda che infrange, sbotta, schiuma, scavalca. Che sia piano la morte, puttana, che arriva, la foglia che cade e accarezza il tappeto di rami, la penna impugnata, che inventa parole arruffate, parole mai lette, pensate, con sensi troncati, e sia piano lo sguardo innocente che scava la vita. E sia piano la voce della luna, che ci sveglia dal nulla, la traccia lasciata sul fiume, la stella nel Carro, il dolore che ti avvolge quando c’è da lottare, il bambino che ascolta e non ti vuole sentire, e che sia piano l'amore, quando sta per finire. Che sia piano, sia lieve il volo, dell’aquilone, il sussurro parlato in mezzo ai fiocchi di neve, quel palmo che ancora traccia strade sui volti, il vento che impasta le nuvole, che alza i cappelli, il nostro ultimo incrocio d

Quasi Nobel

Qualche giorno fa ho letto la notizia della candidatura di Roberto Vecchioni al Nobel per la letteratura. Mi sono messo ad ascoltare i pezzi del suo nuovo disco, per scoprire qualche verso, rima, citazione che mi convincesse ancora di più sul suo modo di fare musica. Ho trovato, tra le canzoni, una perla che mi ha lasciato senza fiato: un capolavoro di musica, di parole e, soprattutto, di speranza. Non resisto, la devo riportare così com'è, lunga ma spettacolare. Con un po' di sana invidia, sapendo che, nonostante i miei ripetuti scarabocchi, non riuscirò a piegare così bene le parole per farle entrare nell'anima. Ho conosciuto il dolore, di persona si intende, e lui mi ha conosciuto siamo amici da sempre; io non l’ho mai perduto lui tanto meno che anzi si sente come finito se per un giorno solo non mi vede o non mi sente Ho conosciuto il dolore e mi è sembrato ridicolo quando gli do di gomito quando gli dico in faccia: “ma a chi vuoi far paura ?” Ho con

Fari

Dove c'è un faro c'è un porto, un riparo, una terra dove posare il piede. Dai fari si vede l'orizzonte: molti si trovano su scogliere bellissime, come quello di Capo Spartivento. Poco più di un chilometro di strada sterrata, con una buona pendenza costante lo separa dal livello del mare. I rapporti del pignone e della moltiplica erano finiti mentre salivo per arrivarci: ormai servivano solo fiato, gambe, cuore. Ho ritrovato oggi la foto che avevo scattato al faro, ripensando alla vista che spaziava sull'orizzonte tirrenico, in direzione dell'Africa. E mi sono venute in mente tutte quelle persone, migranti o profughi, che hanno provato a raggiungerlo un faro, venendo però dal mare, e non ci sono mai riuscite.