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Visualizzazione dei post da 2014

Lettera di Gesù Bambino all'Umanità

Cari amici, ho deciso: quest’anno non nasco. Tanto, penso, non se ne accorge nessuno o, almeno, in pochi. I regali continuate comunque a farveli aspettando quel panzone con la barba bianca, le renne pelose e il vestito rosso: ormai lui per voi conta molto più di me. Poi, nei giorni dove festeggiate la mia nascita, siete anche più incazzosi: partite con l’idea di stare assieme, ma poi litigate e sperate che finisca presto. Su questa benedetta terra non finite nemmeno di ammazzarvi tra di voi e qualche volta mi tirate in ballo pure. Per farmi nascere con un senso basterebbe veramente poco: guardatevi negli occhi, abbracciatevi e sorridete. Tutto qua. Facciamo così: mi prendo un periodo di pausa, saltiamo un anno e vediamo più avanti cosa succede. A presto: comunque, vi voglio bene. A tutti. Gesù Bambino

Frenaaaaaaa!!!

Ogni tanto ritorno a scrivere di bici. Stavolta di freni V-Brake.  Sarà che mi sfiorano i SUV, sarà che quella del ciclista urbano è una vita grama e dura, ma portarsi a casa la pellaccia è anche una questione di freni, tanto è vero che io mediamente cambio un paio di pattini all’anno. Ne ho provati molti, da quelli alla liquirizia che vendono all’IperCoop, a quelli di Decathlon, a quelli di marca generica comprati nel mercato virtuale o nei negozi di bici. Da una settimana ho montato i BBB Tristop a pattini intercambiabili; è un altro mondo: frenata modulabile, sicura e progressiva, nessun fischio quando il pattino tocca la pista frenante. E' una mescola indicata anche per il tempo piovoso, e anche lì fanno il loro bel dovere. Unico neo: costicchiano. Circa 15 eur alla coppia. Finiti i gommini, si cambiano solo questi, mentre si tiene tutto il corpo pattino. Forse 15 euro sembrano tanti, ma a pensare che senza quelli la bici non si ferma… I BBB TriStop li po

L'estinzione via chat

Ormai ne sono certo: siamo destinati all'estinzione. Non è necessario scomodare facili profezie di Nostradamus o riferimenti agli scritti dell'Apocalisse. Basta capitare una volta, magari scoprendosi trascinati a nostra insaputa, dentro una chat di gruppo di una applicazione qualsiasi in voga oggi sugli smartphone; giusto per capirci, una roba tipo Whatsapp, per citare un esempio. Tra frasi, domande, risposte, faccine, cuoricini, cazzi propri e altrui di tutti quelli tirati nel mucchio della chat di gruppo, la sensazione che i nostri giorni stanno inesorabilmente finendo è chiara. L'unico modo per salvarsi è uscirne o, al limite, assumerne solamente una modica quantità giornaliera.

Il Paese che non vorrei

La settimana scorsa, in occasione di una riunione di ministri UE a Milano, le bici pubbliche di BikeMi sono state addobbate ciascuna con una bandierina di uno dei Paesi dell'Unione. Le bandierine già dopo 3 giorni non si vedevano più e, ancora oggi, si vedono sui manubri i moncherini delle astine in plastica che le reggevano. Non so in quali case, in quali uffici, in quali cassetti siano state messe da chi se le è prese. Non è questo il punto. Ma è che abbiamo la coscienza civica pari a quella di un paramecio. Complimenti; se questi sono gli italiani con il rispetto di ciò che è "pubblico e, quindi, di tutti", PIL o non PIL, non andremo mai lontano. La foto è tratta da www.ilgiorno.it

Passo su passo

Passo su passo. Sotto di noi la strada, il sentiero , il vuoto. Le mani si allacciano, catena tra generazioni che si amano e si combattono, figlie mie. La foto è tratta da Wikipedia.

Chiedi al mare

Domande senza una credibile risposta, respiri per un futuro che credi senza senso. Sudore, corsa, affanno, passi senza scarpe, lenzuola bianche, letti da dimenticare. Sabbia negli occhi e lacrime per pulirli tempeste dei cuori, battiti troppo duri. Figli persi, ritrovati e poi ricresciuti, storie da ingoiare e sputare come cibo amaro. Tu chiedi al mare, chiedi ci sarà pure su qualche fondale la conchiglia che un giorno non lontano sorriderà con te sul tuo volto disteso. Dedicata a S. (Nella foto: falesie di Bonifacio - fonte: wikipedia)

La linea che unisce

Prendete un treno, guardate fuori dal finestrino e capirete quanta varia umanità vive lungo i rilevati dei binari e sotto i ponti. Quello che scrivo qui sotto, poi, potrebbe arrivare da lì. Chissà. Un monologo? Chissà Un lamento? Chissà. Una preghiera? Padre delle linee, lungo la linea che unisce gli alberi, sai, ci abbracciano con le righe parallele che si piegano al volere del vento; vento che accarezza le loro teste, che strappa le loro foglie, come piccoli aerei con le loro storie per atterrare lontano. Padre delle finestre, piccoli spicchi del mondo, buchi che con la luce ci colorano il muro da fuori col gioco del sole, schermi dove proiettiamo i nostri occhi stanchi, rossi di pianto o di polline, prima che uno scuro metta la sigla finale allo show. Padre delle acque, acque che scorrono tra i pioppi, e scorrono le anatre, scorrono i cavedani che scorrono nelle acque; scorrono le parole scritte, lette, immaginate e mai dette, lasciando tracce nell’aria, nel f

E poi arrivi tu (il bibliotecario)

Pensata, di notte, per chi non riesce a dire le cose che vorrebbe a chi vorrebbe... Troppe pagine piene di storie che io amo sono chiuse tra queste vecchie stanze che profumano di stampe su fogli a colori o di carta ruvida ingiallita dal tempo. Qui le storie inventate si sfidano a dadi, qui c'è posto per un altro diverso finale, mentre il disco che gira ha gli accordi in minore e però io non lo riesco a sentire. E poi arrivi tu, fuori da ogni romanzo, vera come un verbo, vera come una poesia. Ho qui aggettivi presi per sbarcare il lunario, che questa notte in sogno ti faranno mia. Quante parole scritte per fermare un sorriso, e quante lacrime hanno bagnato la carta. Coi congiuntivi non cambierò il mio passato, E adesso sto pregando il mio futuro anteriore. E poi arrivi tu, col metro di una poesia, storia senza un autore, lirica senza le parole. Ho letto avverbi scritti per rincorrere il sole, ma è con la luna che verrei lì a portarti via. Sulle mie l

Ho deciso

Ogni volta che arriva la Pasqua cerco di immaginarmi cosa possono aver provato tutti i personaggi che hanno vissuto i momenti della passione, della morte e della resurrezione di Gesù. Forse perchè più umana, più quotidiana, mi viene più facile parlare, anzi scrivere, della passione e dell'angoscia che accompagna quegli istanti Stavolta me la sono immaginata vista da Ponzio Pilato: quanto era convinto di quello che stava facendo? Quanto era, come Giuda e gli altri, una pedina necessaria di un disegno più grande? Non lo so. So solo che prendo quest'occasione per augurare una buona Pasqua a tutti voi. Ho deciso, io ho deciso che finisca quel sogno, che sparisca dai giorni dove io devo vivere tra queste case, tra la sua gente. E non voglio sapere, non vale proprio rischiare... Dimm ti, cara, mi se g’ho de faa mazzall hinn robb de matt mazzall mea poedi no. De giustizia parlèmm minga in questa tèra balurda, m’hann miss chi per guardàa cui suldàa e sett legio

Memorie di uno staffettista

Parte lo sparo, partono le gambe. Inizia così il mio pezzo di maratona di Milano, la mia frazione della staffetta. 13 chilometri. Sono a Rho o a Pero, non l'ho ancora capito, insieme ad altri 2000 e passa staffettisti; partiamo dalla Fiera, dove i prossimi saranno i giorni del tripudio del mobile. Passo sotto l'arco di partenza, cerco di schivare gli altri staffettisti: i primi metri sono sempre un delirio. Finalmente, con il passare dei metri, il gruppo si sgrana un po'. Mi guardo allora in giro: sono a Rho, ma dove diavolo è l'area dell'Expo? Vedo solo case basse, la strada statale del Sempione, qualche parchetto; nessuno scavo, nessuna piastra, nulla di nulla. Forse sarà da un'altra parte. Forse non riusciranno mai a fare quello che hanno previsto. Ci sono solo la fiera e gli svincoli che ci portano il traffico. Mi viene allora in mente il disegno con le barchette, il progetto di vie d'acqua che voleva farci arrivare in canoa all'area Expo:

Effe

Non c'è più sistole, non c'è più diastole. Adesso il cuore è altro è aria, nuvola, spazio, tempo immenso. Adesso è tutto chiaro quello che ti scavava dentro, quello che per te era lotta tra l'alba e il buio della sera. Semplicemente complicato, Effe. A Francesca

Fondo

Due linee parallele tracciano strade sulla neve. Un passo dopo l'altro scivolo, guadagno metri, alberi, laghi, silenzi. Instabile vado, così come il mio essere, cercando un equilibrio tra me, te, il mondo, Dio. Dobbiaco, 15 Marzo 2013 Scritta dopo una giornata sui sentieri dello sci da fondo e immerso in un bosco...

Comandano i mercati?

Piccola premessa al post di oggi Non ce la faccio più... La goccia che ha fatto riempire il bicchiere è stata questa: sentire che la gestione della crisi di governo di questi giorni (ossia silurare il premier Letta per promuovere a premier Renzi con gli stessi signori che sostenevano Letta) è dettata dai mercati. Oltre anche ad altre motivazioni: stranamente tra queste non compare l'invasione aliena. Ma è possibile sacrificare le regole della democrazia e della rappresentatività parlamentare solo per inseguire questi benedetti mercati? Sembra proprio di sì. Ma questo ha risvegliato in me lo spirito latente di Pierre, che ormai sopiva da tempo. Non disegnavo più vignette dai tempi dei giornali parrocchiali e di zona. Ma ora non c'è più motivo per non farlo: l'alternativa, guardandomi attorno, sarebbe solo quella di piangere a dirotto. Meglio strappare un sorriso, prendendo comunque le distanze da una folle realtà.

Ciclista blues

Io qui invano che traffico nel traffico, oh yeah uomo, ruote, catena, luci e telaio; riga gialla che traccia la mia strada, oh yeah, ma c'è poi la moto che col suo moto, mi mette in moto un moto contro le moto, oh yeah; e la ciclabile ormai, sai, non è più ciclabile ma solo pista e terra di conquista, oh yeah. E poi che fila di file in doppia fila, oh yeah, e filo la fila, filo qualcuno se mi infila; se l'auto è mobile perchè se ne sta immobile, oh yeah col suo lampeggio di frecce intermittenti per quelle frecce io più non sfreccio, no, non sfreccio, oh yeah; e non si apra mai davanti a me una porta, perchè una porta non sai mai dove ti porta, oh yeah. Oh madonna, madonnina del Ghisallo, oh yeah indica tu la strada che mi farà strada; dammi quel casco che mi salva quando casco, oh yeah; tu che sei la luce, su accendi la mia luce, tirami il freno se guido senza freno oh yeah; fammi ritornare, baby, fammi sempre ritornare c'è almeno un cuore che è stan

Morire di bici

Vicino al mio ufficio, a poche centinaia di metri in linea d'aria, oggi una donna in bicicletta perdeva la vita sotto le ruote di un camion. Non è stata stavolta la velocità: sembra che nel fare una svolta il mezzo pesante non abbia visto la ciclista ed abbia fatto la classica e pericolosa manovra del "gancio". Ancora una volta ci si rende conto di quanto sia fragile e debole il ciclista, stretto tra gli spazi lasciati liberi dalle lamiere di più svariate dimensioni. Ancora una volta si capisce quanto sia testardo e sognatore il ciclista che comunque, nonostante i rischi, continua a credere che si possano costruire città e luoghi migliori di questi. Continueremo a pedalare: caschetto in testa, luci e bande riflettenti, freni in ordine e qualche consiglio sulla guida sicura in città che potete trovare  qui.

Un compleanno speciale

Quel giorno era un mio compleanno speciale. Avevo chiesto un regalo ancora più speciale, convinto che non sarei mai riuscito ad averlo: una partita a poker con Dio. Una partita sola, secca: cinque carte per vedere chi dei due fosse il più forte. La partita della vita, sognata da ogni giocatore. Era folle. Così folle che Dio accettò. Arrivò di sera, entrò in salotto, si guardò un poco attorno. Io e lui seduti al mio tavolo tondo e con il mazzo di carte tra noi. “Dai tu le carte” - disse Dio. Le mischiai,mentre il cuore risaliva fino alla gola. “Cosa ci giochiamo?” - riprese. “Non saprei - dissi. - l’immortalità?” “La vita” - rispose secco Dio. Mi misi a dare le carte: le mani mi sudavano. Presi una per una le mie 5 carte: ci trovai una doppia coppia di re. Guardai Dio negli occhi. “Servito.” - mi disse. “Cambio una…” - dissi. Mi arrivò un dieci: non me me facevo nulla. Si era messa male. Dio aveva sicuramente qualcosa di meglio in mano. “Quanti anni fai oggi?” - mi d

Silvestro e Sigismondo

Un vecchio e un bambino guardavano assieme il cielo. "Quello che per te è alba per me è tramonto" disse il vecchio. "Così vanno le cose" disse il bimbo. Passò un minuto e del vecchio rimasero solo ricordi. Felice 2014 a tutti!