Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da 2019

Parola di Olumenebuna - anni che passano

Il saggio Olumenebuna dice: " Il vero problema non è contare gli anni che passano, ma contare i capelli o i denti che cadono.”

Racconto di Natale 2019

24 Dicembre, ore 20.30. Anche questa sera meglio non uscire. Abbiamo preparato qualche candela, un centrotavola con quel poco di frutta che oggi sono riuscito a trovare. Quel poco che c’è costa un patrimonio, ma chissenefrega: è Natale. Ho messo da parte una bottiglia di quello buono apposta per stasera. 24 Dicembre, ore 21. Guardo fuori dalla finestra e trovo la luna. E’ alta, piena e luminosa nel cielo che, stasera, è sgombro da nubi. L’aria è frizzante: entra dal vetro rotto della mia finestra e mi accarezza il viso. Anche oggi non ho fatto la barba. So che questa vita mi sta trasformando in una bestia. 24 Dicembre, ore 22.00. Guardo i miei bambini e mia moglie dormire sotto le coperte. I piccoli hanno gli occhi stanchi, stanchi di vedere tutta questa polvere e merda che ci circonda ormai da mesi. Mesi in cui tirare un pallone dentro una rete (a trovarlo, il pallone…) è diventato un’impresa. Che i loro occhi si riposino e non perdano la voglia di vedere orizzonti nuovi: D

Mai abbattere quel pezzo di cielo

Cercare di abbattere l'altra metà del cielo è come togliere quelle regole dell'universo che ci abbracciano con la forza di una marea. E allora che sia così il loro destino, di essere cercate, adorate, incastrate nei sogni di uomo, a volte anche bestemmiate. Ma sempre, indiscutibilmente, e infinitamente vive. 25 Novembre 2019, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne

Nera è la notte

Quella notte il centrocampista, recuperata una palla dopo un tackle, alzò per un attimo la testa e vide il suo compagno attaccante scattare libero nella fascia centrale. Tirò allora fuori un lancio di destro come non ne faceva da anni. La palla disegnò una traiettoria perfetta ed arrivò sui piedi della punta, che la agganciò come avesse del mastice sulle scarpe. Con un movimento ubriaco l’attaccante saltò l'ultimo terzino che proteggeva la porta. Il portiere capì che ormai c’era poco da fare e gli corse incontro, cercando di apparire più grosso di quello che fosse, in modo da chiudere l’angolo di tiro. La punta inventò invece un cucchiaio da manuale del gol: la palla saltò il portiere, andando poi a fermarsi dopo un paio di rimbalzi dopo la linea di porta. Era una cosa normale in una partita di calcio. Dopo aver preso il gol, gli ultras della squadra avversaria intonarono un coro che accostava la merda all'aspetto fisico e al colore della pelle dell’attaccante.

Racconto di inizio autunno 2019

Cara parte di me che stai nella mia pancia, scrivo per te queste poche righe che abiteranno da qualche parte, che non conosco, sulle nuvole. Quello che sto facendo è soprattutto per te, che non ti devi meritare lacrime, fame e sangue così come le ho vissute io, Per te e per tuo padre, finito chissà dove con un mitragliatore tra le mani, ho venduto i miei vestiti migliori, ho passato il deserto ammassata con altre anime su un fuoristrada, ho messo a tacere sete e fame. Grazie a te, che si vede quanto stai nella mia pancia, non ho dovuto regalare il mio corpo agli organizzatori di questo strazio doloroso. Sempre per te, che devi avere un domani, salgo adesso su questo gommone strapieno, dove sono seduta appoggiata allo scafo. E’ arrivato l’autunno, e bisogna fare in fretta: i giorni di mare calmo diventano pochi, la luce si accorcia e il vento prova a soffiare più forte con il passare del tempo. Ecco che pilota del gommone accende il motore e, senza una parola, muove la prua verso

Parola di Olumenebuna - Degustazioni

Il saggio Olumenebuna dice: "Se l'enologo è un degustatore di vino, l'urologo cosa degusta?"

Racconto di inizio estate 2019

I primi caldi, i primi gelati, le prime volte in braghe corte. Il mio corpo non è ancora del tutto pronto ad accogliere su di sé temperature che danzano attorno ai 30 gradi. I movimenti si fanno più lenti e così anche i pensieri. Anzi, i pensieri si fanno via via sempre meno complessi. Come si fa d’estate con i vestiti, la testa toglie tutto quello che non è essenziale e rimane solo con quel poco e indispensabile che ci fanno stare vivi. Così, all’ombra di un bagolaro, guardo tra una foglia e l’altra il poco cielo che si svela e le nuvole che lo imbiancano a tratti. La luce del sole e la pioggia dalle nuvole sono ciò che conta veramente per quel bagolaro. E così ho colto, finalmente, un pezzo di essenzialità.

Per la madonna!

Fino a qualche giorno fa ero convinto di vivere in un paese democratico, con governo ed un proprio ministro dell’interno. Mi risveglio e mi riscopro in un paese strano dove i media hanno trasmesso un comizio fatto invece da un impossibile ministro per il culto. Eccolo lì, Matteo Salvini, in piazza Duomo che, parlando del cuore immacolato di Maria con un coup de theatre deja vù, ritira fuori uno dei suoi oggetti fetish preferiti: il rosario cattolico. Sarebbe bello chiedere a Maria come la pensa su questo signore. Lui è convinto che vincerà proprio grazie al cuore immacolato della sua vergine preferita, mentre impugna oggetti che appartengono all’intimità religiosa di molti per accaparrarsi consensi e voti, con l’idea magari di contarseli dopo le elezioni europee del 26 maggio. Eccolo lì allora, ad agitare menti e un bel rosario, mentre i porti sono religiosamente chiusi per navi che portano con sè sofferenze di storie e religioni diverse. Mi ripeto: basta con questo Dio e la s

Misero (monologo di Pietro)

Sì, io per tre volte ho risposto di no. Tre volte. Poi un gallo ha cantato ed ha messo fine a questa mia serie. Tre come il numero che è unione dei primi due, tre come il Padre, il Figlio e lo Spirito, tre come le tre del pomeriggio in cui è morto il Cristo. I numeri ritornano, spesso, in modo incredibile. Ritornano anche con noi, che lo abbiamo seguito fin qui: eravamo in dodici. Dodici come le tribù di Israele. Quando il gallo ha cantato, dopo i miei tre no, ho capito con le lacrime quanto sono misero. E solo tre di quelle lacrime hanno rigato il mio volto, arrivando poi alla mia bocca. Le ho gustate ed erano salate. Io dovrei essere sale della terra e invece sono solo miseria. Sì, sono misero. Misero. Misero. Tre volte. NdA. Che sia una serena Pasqua per tutti voi. Vi abbraccio PS: altri racconti ispirati ai personaggi legati alla morte e la resurrezione di Gesù sono questi 2012 - Giuda https://bobbysquare.blogspot.com/2012/04/ho-sbaglia-lamento-di-

Eucaristia

Al volgere del mezzogiorno l'uomo vide la cesta con i pani e la rovesciò. La donna che lo accompagnava camminò sopra i pani. Il giovane vicino a lei prese il pane, lo spezzò, lo buttò a terra per non darlo a nessuno. Il governatore, quella volta, vide e non disse nulla. NdA Non so in quale tempo stiamo per vivere. Non so perchè continuiamo a vedere nell'altro, indistintamente dalla persona, un nemico. So però che, in questi casi, la vuota ideologia vive mentre l'umanità muore. Il video cha mi ha suggerito queste parole lo potete vedere qui https://video.repubblica.it/edizione/roma/roma-protesta-a-torre-maura-calpestano-i-panini-destinati-ai-rom-accolti-nel-quartiere/331131/331729

Parola di Olumenebuna: attributi

Il saggio Olumenebuna dice: “Perché dire 'donna con le palle’ è un complimento e invece 'uomo con le tette’ no?” Auguri a tutte le donne nella loro festa! (n.d a.)

Non chiamarmi straniero

Non chiamarmi straniero, o europeo, o profugo o con il colore della mia pelle, perchè io non mi volterò. Ti insegnerò allora il mio nome. Chiamami con quello, e viaggeremo assieme annullando tutti i confini. Dedicata a 250.000 persone che hanno camminato nonostante tutto quello che raccontano loro. Prima le persone, poi le nazionalità.

Scommesse vinte

Ci sono momenti dove sai che molti ti stanno pensando. In qualsiasi cosa credano, metafisico, casuale o il nulla, ti offrono il bene, l’affetto che hanno per te. E lo senti, al di là dei tuoi sensi, lo senti. Questo è, nonostante le difficoltà della vita, una scommessa vinta di essere uomo tra gli uomini.

Con questi anni addosso

Lo so che con questi anni addosso andrebbe indossato un vestito serio, andrebbe messa la testa a posto, e tirato un po’ il freno a mano. Lo so che qui il tempo scorre, che mi aumenta il parziale sul giro, che ho svalicato ormai la sella, e c’è un panorama tutto diverso. So che si accorciano le giornate passate ad inseguire le eclissi, mentre io giro la testa e il cuore a salutare chi arriva e chi parte. Ma ora voglio restare come ero, perché, comunque sia disegnata, questa vita è la mia tremenda occasione per provare a volervi bene. Autoscritta e autodedicata a me stesso medesimo nel giorno del mio compleanno numero 50 Grazie a tutti voi che, nonostante tutto, continuate a leggere il blog.

Effetti diversi

Oggi un amico di Facebook mi gira un post dove qualcuno ha scritto, su sfondo rosso, questa frase: “Se tenere dei clandestini qualche giorno su una nave è disumano, lasciare migliaia di Italiani tra le macerie per anni, cosa è…?” Nel 2019, secondo anno dell’Era Salvini, la contrapposizione tra tutto ciò che è italiano e tutto ciò che non lo è alimenta molto consenso politico. Non dando peso alla "c" minuscola del clandestini ed alla "I" maiuscola degli Italiani, provo a riscrivere allora la frase così: “Se tenere delle persone qualche giorno su una nave è disumano, lasciare migliaia di persone tra le macerie per anni, cosa è…?” Tirando via le nostre etichette e le nostre categorie, non c’è dubbio, fa un effetto diverso.