Siamo nell’orto del Getsemani, in una sera tranquilla, senza refoli di vento. Le stelle lampeggiano dai loro punti all’infinito. Gerusalemme, oltre le mura, sembra percorsa da una strana energia. Sotto gli ulivi del Getsemani undici persone dormono: le loro gambe e i loro occhi hanno chiesto di fermarsi. Un uomo, solo, angosciato per la sua vita, alterna singhiozzi a forza interiore e si confida con suo padre. Nell’orto c’è anche un altro uomo, che va oltre quel tempo, preso in prestito da un altro secolo. L’uomo ha tre nomi: si chiama Steven Demetre Georgiou, anche se altri lo chiameranno Cat Stevens e lui si ridarà il nome di Yusuf. L’uomo porta con sè uno strumento musicale, a corde, simile all’antica cetra: ecco che pizzica le corde e incomincia a suonare. Il padre e il figlio allora si guardano; gli occhi si inumidiscono e la loro voglia di abbracciarsi passa così attraverso una canzone*. Father (Padre): It's not time to make a change Non è tempo di cambiare Just relax, take...