Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da 2023

Luce chiara. Racconto di Natale 2023

Giorno 24, mese di Dicembre, di un anno non troppo distante da qui. Secondo pomeriggio, quando il secondo pomeriggio lascia il posto alla prima serata. Il cielo è adesso così limpido dopo questa giornata di vento teso che, oggi, ha soffiato tutto il giorno. Il vento da queste parti può essere un grande spazzino e, come uno spazzino, lavora per togliere polveri, foglie, pensieri, pianti. Le stelle disegnano ancora nel cielo, come da tempo immemorabile, forme e percorsi che l'uomo ha chiamato con nomi di creature, oggetti, eroi. Una luce più chiara delle altre, con una lunga coda luminosa, forse una grande stella, sembra rimanere come sospesa nel vuoto, ferma sopra un piccolo gruppo di case del villaggio isolato. Nella scena il tempo sembra fermarsi, i respiri rallentano, i cuori cambiano il ritmo dei loro battiti. Nel villaggio isolato una piccola famiglia, padre, madre e un figlio di pochi giorni, stanno vivendo questa scena. La luce più chiara diventa per un attimo ancora più lumi

Il Cantico delle Creature in guerra

Laudato sii, o mio Signore per il proiettile che mi ha solo sfiorato, per la granata che non mi è esplosa vicino, per il missile che non ha sventrato la mia casa. Laudato sii, o mio Signore per il fosforo bianco che non mi ha scavato la carne, per il gas nervino che non ho respirato, per la baionetta che non ha squarciato il mio petto. Laudato sii, o mio Signore per le radiazioni che non mi hanno ancora ucciso, per le mine antiuomo che non ho calpestato, e per i miei figli che non hanno rapito. Laudato sii, o mio Signore per sorella nostra morte corporale, ma, perdonami, non riesco proprio a lodarti se la incontrerò dentro una solita, inutile, stupida, folle, guerra.

Monologo per un massacro

Stavo ascoltando la musica, io. Eravamo in tanti, laggiù, ragazzi e ragazze. Tutti lì, solo per sentire la musica. E per ballare, perchè ballare è vivere. Stavo ascoltando la musica, io. Mentre muovevo i miei piedi a ritmo, pensavo: che forza, la musica, vedi… Puoi farti capire da tutti senza sapere che lingua parlano, di quale nazione siano, in quale dio credano… Che forza la musica, vedi… Non fermi mai le sue onde. Loro possono costruire tutti i muri che vogliono, i confini che vogliono, ma la musica ci passa sopra. Stavo ascoltando la musica io, quel giorno, stavo danzando la mia giovinezza, c’erano sorrisi per altri sorrisi,  c’erano sguardi per altri sguardi. Stavo ascoltando la musica, io. Poi tutto si è fermato in un levare di batteria; basta sorrisi, basta sguardi, basta respiri, basta futuro, basta danza, basta vita. Ma qual è stata la mia colpa? Qualcuno, qualche uomo o qualche dio me lo spieghi. In fondo, quel giorno, laggiù, stavo solo ascoltando la musica, io.  

Parole di fuoco

Oggi un giornale online titola che all’ONU il premier Giorgia Meloni dichiara una “guerra globale ai trafficanti”. Non è la sola, la Giorgia nazionale, a dichiarare metaforicamente guerra a qualcosa: l'universo conosciuto è pieno di gente che usa questo modo di dire che fa celodurista, ha grosso impatto e trasmette una piacevole (per alcuni) sensazione di forza. Io, per fortuna, come penso la Giorgia nazionale e gli altri dichiaratori di guerre metaforiche, la guerra vera non l’ho mai vissuta.  Ho visto solo quello che una guerra vera ha lasciato, anche se ormai questo è roba di 20 anni fa nei Balcani, sul terreno, nelle persone, nelle relazioni. Dichiarare metaforicamente guerra a qualcosa senza essere passati in mezzo a una guerra vera, è semplicemente dimenticarsi di cosa passa chi la vive. Per cortesia, cambiamo linguaggio.

Decreto Caivano

 

King save God (Il Re salvi Dio)

Hyde Park, Londra: camminando tra sentieri e scoiattoli che ti fanno da apripista arrivi poi allo speakers' corner. Generazioni di studenti ne hanno sentito parlare, lo hanno dovuto studiare, ci hanno sudato sopra nelle interrogazioni. E' un luogo quasi magnetico, ti attira, solo perchè lo pensi come un luogo misto tra democrazia e folklore dove chi vuole, chiunque, si mette sopra una scala o una sedia e comincia a parlare alla gente. Mentre mi avvicino penso a quali diavolo saranno gli argomenti che appassionano i nostri speaker: forse la politica o lo sport o, che diavolo, Harry Kane che molla il Tottenham e va al Bayern Monaco... No. Allo speakers' corner ci sono solo predicatori invasati che parlano del loro vero Dio, chi sotto la bandiera di Israele, chi con in mano la Bibbia, chi recitando il Corano e le sue sure. Non cambia molto rispetto ad un derby allo stadio, è un tripudio di slogan e di discussioni a voce alta, perchè qui l'obiettivo è avere ragione. Quanto

I cieli e la terra

 

Racconto brevissimo

"Vedo che stai meglio. Riguardati" - disse lei. "Mi riguarderò" - disse lui, rigirandosi verso lo specchio... 

Tu non sei un Dio

Tu non sei un Dio, no. Nessun Dio che conosciamo si farebbe prendere, si farebbe picchiare, si farebbe frustare, si farebbe sputare addosso, si farebbe ammazzare. Tu non sei un Dio, no. In te non vediamo potere, non vediamo soldi, non vediamo lotte. E così ti abbiamo sfottuto, ti abbiamo comprato, ti abbiamo eliminato. Poi anche tu, come un uomo, hai pianto. Ed è da questo, probabilmente, che potremo capire tutto.

Occupy or not?

Cari ragazzi che state occupando le scuole, non vogliatemene, in quanto quasi vecchio boomer (o zio, o arterio, o come diavolo mi posso definire in uno slang che ormai inseguo sempre più arrancando), se sono di fronte ad un mio personale dilemma generazionale. Da una parte ascolto con interesse le ragioni che portate avanti: il valore della cultura, il modello di scuola pubblica che tuteli tutti, la promozione della socialità, l'attenzione verso chi ha difficoltà a tenere il passo e, ultimo ma non meno importante, lo stato di conservazione dell'edilizia scolastica. Dall'altra parte mi tirano la giacchetta le modalità con cui queste ragioni vengono addirittura negate, quando nelle occupazioni si vedono danni che vengono aggiunti alle strutture delle "nostre" scuole e imposizioni sulla libertà di scelta degli altri studenti se seguire o meno le vostre proposte. Da vecchio bacucco, ammesso che qualcuno legga questo straccio di blog, posso solo dire che la credibilità

Incontro

L'unica cosa che ho salvato di questa giornata cosí ordinaria non sono i tuoi libri appoggiati sul tavolo, no. Sono i tuoi occhi a un passo dal pianto e il tuo volto che si inventa un sorriso.  È stato un tempo breve, lo so, forse solo squarcio del divino. Questo è forse l'uomo nuovo, e tutto il resto se ne vada affanculo.

Danzare è vivere

Mi muovo e disegno geometrie. Nelle mie mani ci sono pennelli, nelle mie gambe giochi di colore. La mia tela è l’aria, la mia tavolozza l’anima. Danzare è vivere, e questo mi basta. Alla mia amica  Vale , nel suo compleanno.

Scarpe e Scarpe

C'è un posto quasi nascosto sulle rive del Danubio a Budapest, vicino al grande edificio del Parlamento. Camminando lungo l'argine del fiume si arriva in un punto in cui a terra sono state posizionate molte coppie di scarpe in bronzo. Stivali da donna, scarpe con il tacco, classiche calzature da uomo e anche qualche scarpa piccola adatta al piede di un bambino. Una targa spiega che quella rappresentazione vuole ricordare la sorte che alcuni cittadini della capitale, per la sola "colpa" di essere ebrei, hanno dovuto affrontare ai tempi della persecuzione nazista. La milizia delle croci frecciate rastrellava i cittadini di religione ebraica e li portava sulle rive del Danubio. Faceva togliere loro le scarpe che, si sa, in guerra sono merce preziosa da vendere; li legava a gruppi di tre e li metteva ai bordi del fiume. Sparava un colpo in fronte a quello in mezzo che moriva sul colpo e, cadendo, trascinava nel Danubio gli altri due, che morivano per annegamento, trascina