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Monologo per un massacro

Stavo ascoltando la musica, io.

Eravamo in tanti, laggiù, ragazzi e ragazze.

Tutti lì, solo per sentire la musica.

E per ballare, perchè ballare è vivere.

Stavo ascoltando la musica, io.

Mentre muovevo i miei piedi a ritmo, pensavo:

che forza, la musica, vedi…

Puoi farti capire da tutti senza sapere che lingua parlano,

di quale nazione siano, in quale dio credano…

Che forza la musica, vedi…

Non fermi mai le sue onde.

Loro possono costruire tutti i muri che vogliono,

i confini che vogliono,

ma la musica ci passa sopra.

Stavo ascoltando la musica io,

quel giorno,

stavo danzando la mia giovinezza,

c’erano sorrisi per altri sorrisi, 

c’erano sguardi per altri sguardi.

Stavo ascoltando la musica, io.

Poi tutto si è fermato in un levare di batteria;

basta sorrisi, basta sguardi,

basta respiri, basta futuro, basta danza, basta vita.

Ma qual è stata la mia colpa?

Qualcuno, qualche uomo o qualche dio me lo spieghi.

In fondo, quel giorno, laggiù,

stavo solo ascoltando la musica, io.



 

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