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Visualizzazione dei post da agosto, 2012

Ciao Charlie...

Charlie era il soprannome con il quale, ai tempi in cui, giovane, bazzicavo Azione Cattolica e scuole della Parola, chiamavamo Carlo Maria Martini. L'ho incontrato da vicino anni fa, in vacanza in una località di montagna: era là per studiare e scrivere una lettera pastorale, eppure ha voluto comunque venire a salutare un gruppo di ragazzi casinisti. Non era per nulla nel mondo ovattato delle alte cariche ecclesiastiche, era un uomo che dialogava con tutti e incontrava tutti; lo si capiva anche da quei gesti. Non sempre è stato accettato, specie da chi difendeva una certa ortodossia, convinto di avere l'unica verità in campo religioso, sociale e morale. Ora, che so della sua morte, mi manca. E penso che, anche nella sofferenza, sia stato grande: umile e discreto, non volendo nessun accanimento terapeutico. Un segno grande anche questo, perchè la sofferenza scava ogni uomo in modo diverso e non la si può inscatolare dentro leggi che la possano governare. Mi ha dato tant

Pedalando senza frontiere

Se volete capire cosa vuole dire viaggiare in bicicletta senza confini c’è una pista ciclabile che fa per voi: è la ciclopista della Drava, che parte da Dobbiaco ed arriva fino a Maribor, in Slovenia. La prima tappa, da Dobbiaco all’austriaca Lienz è poi una grande passeggiata: praticamente tutta in discesa, tutta su asfalto, tutta in sede protetta. Il paradiso dei cicloturisti. L’ho percorsa con Laura, Alessia e Lucia, con le bimbe sui seggiolini montati sulle nostre bici; 47 km in due ore e poco più di percorso, tutto in mezzo a boschi e prati con il fiume Drava che accompagna i ciclisti nella loro discesa. Sulla ciclopista si incontra di tutto: bici in carbonio tecnicissime, pesantissime ferraglie da pochi euro, tanto è tutta a scendere. Tutine aderenti e colorate, bermuda a fiori, gonne svolazzanti, fuseaux. Bambini supersprint, anziani ciclo dipendenti, signore con le selle imbottite; carrellini al traino con cani e bambini, seggiolini e caschetti colorati. I pochi s

Preghiera de chi capìss nagòtt

Questa l'ho scritta in una fresca serata a Saint Lucie du Porto Vecchio, in Corsica, allegramente sdraiato su un'amaca e con le stelle che si nascondevano dietro le foglie di una quercia da sughero. Signuur dimm un poo se ho faa suu per meritass tucc chi robb chi: i occ di mee tusann, i stéll che fann minga lúus, la mia miè che la vusa ma che me fa sentì un sciuur, i amìis che me ciapen per el cùu ma che respiren per mi, la lùna che la par guardàmm anca quaand voeri scapàa, el veent che s'cepa i fiuur ma che me manda in giir paròll, el mar che me sbatt in sul muus come i sgiaff del mè pà. Signuur, capisi no: t'ho biastemàa, t'ho vusà adrèe, sunt restà lì a giugàa a cart quaand te pasavet cunt la tua crus; t'ho menàa via e desmentegáa, t'ho dàa trì fraanc per sentìss quiét. Signuur dimm un poo se ho faa suu; o capirò quaand te me ciamarètt. Per adess l'è asèe vardàa i tre mè dònn che te me regalà. PREGHIERA DI CHI NON CAPISCE NULLA Signore dimmi un po’

EffEllEnneCi

Siamo tornati qualche giorno fa dalla Corsica. Terra di mari e sabbie da sogno, di montagne aspre, di spazi aperti. Della Corsica mi affascina anche la storia: sempre oggetto di conquista da parte di popoli che ne hanno voluto fare in genere una base strategica, cacciando la popolazione locale e dimenticandosi anche di portare almeno sviluppo e benessere. I corsi hanno sempre dovuto rifugiarsi nelle parti interne, assistendo via via al cambio di potenza dominatrice che, però, aveva interesse solo alle coste. Anche oggi i corsi si sentono spesso abbandonati, come una provincia povera ai margini della nazione ricca. Hanno creato allora sigle che vogliono mostrare, in modi diversi e non necessariamente violenti, questo disagio. Ho immaginato allora di far scrivere uno di questi corsi... Mia Laurène, guardo questo cielo opaco di Parigi da un buco dove non passa neanche il vento, e condivido il mio poco e il niente di altri tre. Parigi che ti sembra così lontana, Parigi che è c