Siamo tornati qualche giorno fa dalla Corsica. Terra di mari e sabbie da sogno, di montagne aspre, di spazi aperti.
Della Corsica mi affascina anche la storia: sempre oggetto di conquista da parte di popoli che ne hanno voluto fare in genere una base strategica, cacciando la popolazione locale e dimenticandosi anche di portare almeno sviluppo e benessere.
I corsi hanno sempre dovuto rifugiarsi nelle parti interne, assistendo via via al cambio di potenza dominatrice che, però, aveva interesse solo alle coste.
Anche oggi i corsi si sentono spesso abbandonati, come una provincia povera ai margini della nazione ricca.
Hanno creato allora sigle che vogliono mostrare, in modi diversi e non necessariamente violenti, questo disagio.
Ho immaginato allora di far scrivere uno di questi corsi...
Mia Laurène,
guardo questo cielo opaco di Parigi
da un buco dove non passa neanche il vento,
e condivido il mio poco e il niente
di altri tre.
Parigi che ti sembra così lontana,
Parigi che è così tremendamente vicina,
Parigi e tutta questa grandezza francese
che divide anche me e te.
Laurène, che corri sola in un tramonto
persa in un mare di un azzurro córso
che amo tanto e tu sai perchè.
Tu e le due bimbe nel blu di San Cipriano
calpesti sabbia, le onde e il vento teso
e io che non posso essere quel padre
che adesso muore in me.
Della fraternitè non me ne faccio niente
se non ci metto almeno un po' di egalitè
ma siamo solo un buon pezzo di terra
e au revoir la libertè.
Laurène, volevo solo dare un segno
non c'era sangue dentro al mio disegno,
la vita è quell voglia di abbracciarvi ancora
che adesso c'è.
Da questa cella buia di Parigi
Laurène, ti cerco dentro l'aria che respiro
nelle parole che ogni tanto scrivo,
sai che amore è?
Domani è il giorno della sentenza
Laurène, ti amo, e dentro alla mia testa
finisca il sogno e in tutto questo esista
un poco di libertè.
Della Corsica mi affascina anche la storia: sempre oggetto di conquista da parte di popoli che ne hanno voluto fare in genere una base strategica, cacciando la popolazione locale e dimenticandosi anche di portare almeno sviluppo e benessere.
I corsi hanno sempre dovuto rifugiarsi nelle parti interne, assistendo via via al cambio di potenza dominatrice che, però, aveva interesse solo alle coste.
Anche oggi i corsi si sentono spesso abbandonati, come una provincia povera ai margini della nazione ricca.
Hanno creato allora sigle che vogliono mostrare, in modi diversi e non necessariamente violenti, questo disagio.
Ho immaginato allora di far scrivere uno di questi corsi...
Mia Laurène,
guardo questo cielo opaco di Parigi
da un buco dove non passa neanche il vento,
e condivido il mio poco e il niente
di altri tre.
Parigi che ti sembra così lontana,
Parigi che è così tremendamente vicina,
Parigi e tutta questa grandezza francese
che divide anche me e te.
Laurène, che corri sola in un tramonto
persa in un mare di un azzurro córso
che amo tanto e tu sai perchè.
Tu e le due bimbe nel blu di San Cipriano
calpesti sabbia, le onde e il vento teso
e io che non posso essere quel padre
che adesso muore in me.
Della fraternitè non me ne faccio niente
se non ci metto almeno un po' di egalitè
ma siamo solo un buon pezzo di terra
e au revoir la libertè.
Laurène, volevo solo dare un segno
non c'era sangue dentro al mio disegno,
la vita è quell voglia di abbracciarvi ancora
che adesso c'è.
Da questa cella buia di Parigi
Laurène, ti cerco dentro l'aria che respiro
nelle parole che ogni tanto scrivo,
sai che amore è?
Domani è il giorno della sentenza
Laurène, ti amo, e dentro alla mia testa
finisca il sogno e in tutto questo esista
un poco di libertè.
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