Camminare nei boschi d’autunno riapre gli occhi ai colori. Un passo dopo l’altro, sul sentiero arcobaleno di foglie, nel silenzio pacifico di un dopo pioggia novembrino. Mi chiedo se il paradiso sia più o meno qualcosa di simile. Il vento soffia tra foglie e rami, come se suonasse un immenso xilofono, dove le note e le frequenze cambiano dopo ogni mio passo. I ricci dei castagni sono come le persone che ho lasciato dietro ai miei passi: se vai oltre alle spine, c’è comunque una sorpresa per te. Più o meno inaspettata, più o meno abbondante. Faccio mio l’odore umido del muschio, che trova da vivere anche sopra il sasso più inospitale. Un sussurro di tramontana fa danzare nell’aria una foglia di quercia, come fosse uno spettacolo messo in cartellone solo per me. Mi fermo ad osservare il ballo della foglia, mentre con il mio fiato disegno nuvole di vapore che fanno da quinte ad un sipario di tronchi e rami. La foglia riassume in sè tutti i colori che mi hanno già sazi...