Camminare nei boschi d’autunno riapre gli occhi ai colori.
Un passo dopo l’altro, sul sentiero arcobaleno di foglie, nel silenzio pacifico di un dopo pioggia novembrino.
Mi chiedo se il paradiso sia più o meno qualcosa di simile.
Il vento soffia tra foglie e rami, come se suonasse un immenso xilofono, dove le note e le frequenze cambiano dopo ogni mio passo.
I ricci dei castagni sono come le persone che ho lasciato dietro ai miei passi: se vai oltre alle spine, c’è comunque una sorpresa per te.
Più o meno inaspettata, più o meno abbondante.
Faccio mio l’odore umido del muschio, che trova da vivere anche sopra il sasso più inospitale.
Un sussurro di tramontana fa danzare nell’aria una foglia di quercia, come fosse uno spettacolo messo in cartellone solo per me.
Mi fermo ad osservare il ballo della foglia, mentre con il mio fiato disegno nuvole di vapore che fanno da quinte ad un sipario di tronchi e rami.
La foglia riassume in sè tutti i colori che mi hanno già saziato gli occhi nella mia camminata.
E’ più bella ora, mentre va verso la sua fine, di quando ha vissuto assieme e per l’albero che la ha inventata.
Cosa avrà mai voluto dirmi mentre mi danzava davanti?
Non lo so, mentre la mia bocca, impercettibilmente, accenna ad un sorriso.
Riprendo la marcia sul sentiero, dopo un nuovo sbuffo di fiato.
La tramontana sussurra ancora qualcosa e una foglia di quercia si stacca alle mie spalle.
Anche lei ha voluto danzare per me mentre si staccava dall’albero che le ha dato la vita.
Ma io, purtroppo, stavolta non me ne sono accorto.
Questo racconto è stato ispirato da una camminata nei boschi d'autunno e da questa canzone:
Il dono del vento - Davide van de Sfroos
(il pezzo lo si può ascoltare a questo indirizzo
https://www.youtube.com/watch?v=MRkJaFilKis)
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