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Non ci abbandonare nella tentazione

E non ci abbandonare alla tentazione
di vivere i nostri giorni tutti uguali
rincorrere finanze planetarie
stracciando vesti ai nostri ideali.
Di misurare il bene in dare avere
e il resto vada tutto in fanteria
o conquistare poi vite e saperi
anche con l’uso dell’artiglieria.

E non ci abbandonare alla tentazione
dei falsi dei e di false religioni
che lasciano le menti devastate
da palle che non sentono ragioni.
Di chi offre paure a basso costo
e vende soluzioni a tutto tondo,
chi vuole muri eretti nella vita,
chi crede che sia piatto questo mondo.

E non ci abbandonare alla tentazione
di corpi che non sanno cos’è il tempo,
eterni monumenti imprecisati
da siliconi, ciprie, e dal cemento.
Di ego tronfi dietro ad uno schermo,
nani, danzanti, prolissi e festanti,
di bulli e pupe malserviti a pranzo,
di cerimonie autocelebranti.

E non ci abbandonare alla tentazione
di evangelisti dell'ultima ora,
e di rosari da risnocciolare
in un presente da ora et labora.
Ma libera noi da quel male oscuro
che può sfondare dentro ad una vita,
se questo è un uomo, allora che lui viva
finché la strada non sia mai finita.


Leggendola e rileggendola, mi sembra quasi di vederci assonanze con lo stile insuperabile di Guccini. Spero che Frate Francesco da Pàvana non me ne voglia. 
Chissà se un giorno Robez proverà a musicarla...

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