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Preghiera de chi capìss nagòtt

Questa l'ho scritta in una fresca serata a Saint Lucie du Porto Vecchio, in Corsica, allegramente sdraiato su un'amaca e con le stelle che si nascondevano dietro le foglie di una quercia da sughero.

Signuur
dimm un poo se ho faa suu
per meritass tucc chi robb chi:
i occ di mee tusann, i stéll che fann minga lúus,
la mia miè che la vusa ma che me fa sentì un sciuur,
i amìis che me ciapen per el cùu ma che respiren per mi,
la lùna che la par guardàmm anca quaand voeri scapàa,
el veent che s'cepa i fiuur ma che me manda in giir paròll,
el mar che me sbatt in sul muus come i sgiaff del mè pà.
Signuur, capisi no:
t'ho biastemàa, t'ho vusà adrèe,
sunt restà lì a giugàa a cart
quaand te pasavet cunt la tua crus;
t'ho menàa via e desmentegáa,
t'ho dàa trì fraanc per sentìss quiét.
Signuur
dimm un poo se ho faa suu;
o capirò quaand te me ciamarètt.
Per adess l'è asèe vardàa
i tre mè dònn che te me regalà.


PREGHIERA DI CHI NON CAPISCE NULLA

Signore
dimmi un po’ cosa ho combinato
per meritarmi tutto questo:
gli occhi delle mie bambine, le stelle che non fanno luce,
mia moglie che urla ma mi fa sentire un signore,
i amìis che me ciapen per el cùu ma che respiren per mi,
la luna che sembra guardarmi anche quando voglio fuggire,
il vento che rompe i fiori ma che mi manda in giro le parole,
il mare che mi picchia in faccia come gli schiaffi di mio padre.
Signore, non capisco:
ti ho bestemmiato, ti ho urlato contro,
sono rimasto li a giocare a carte
quando passavi con la tua croce;
ti ho cacciato e dimenticato,
ti ho dato tre soldi per sentirmi a posto.
Signore
dimmi un po’ cosa ho combinato;
o capirò quando mi chiamerai.
Per adesso mi basta guardare
le tre donne che mi hai regalato.

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