Passa ai contenuti principali

Father and Son (Racconto di Pasqua 2021)

Siamo nell’orto del Getsemani, in una sera tranquilla, senza refoli di vento.

Le stelle lampeggiano dai loro punti all’infinito.

Gerusalemme, oltre le mura, sembra percorsa da una strana energia.

Sotto gli ulivi del Getsemani undici persone dormono: le loro gambe e i loro occhi hanno chiesto di fermarsi.

Un uomo, solo, angosciato per la sua vita, alterna singhiozzi a forza interiore e si confida con suo padre.

Nell’orto c’è anche un altro uomo, che va oltre quel tempo, preso in prestito da un altro secolo.

L’uomo ha tre nomi: si chiama Steven Demetre Georgiou, anche se altri lo chiameranno Cat Stevens e lui si ridarà il nome di Yusuf.

L’uomo porta con sè uno strumento musicale, a corde, simile all’antica cetra: ecco che pizzica le corde e incomincia a suonare.

Il padre e il figlio allora si guardano; gli occhi si inumidiscono e la loro voglia di abbracciarsi passa così attraverso una canzone*.

 

Father (Padre):

It's not time to make a change

Non è tempo di cambiare

Just relax, take it easy

Rilassati, prendila con calma

You're still young, that's your fault

Sei ancora giovane, questo è il problema

There's so much you have to know

C’è ancora molto da conoscere

Find a girl, settle down

Trova una ragazza, sistemati

If you want, you can marry

Se vuoi puoi sposarti

Look at me, I am old

Guardami, sono vecchio

But I'm happy

Ma sono felice


I understand how you are now

Capisco come sei adesso

And I know that it's not easy

e so che non è facile

To be calm when you've found

rimanere calmi quando hai trovato

Something wrong now

qualcosa di sbagliato ora

But take your time, think a lot

Prenditi tempo, pensaci su

I think of everything you've got

penso ad ogni cosa che hai posseduto

For you will still be alive tomorrow

tu potrai essere vivo domani

But your dreams may not

Ma i tuoi sogni no


Son (Figlio):

How can I try to explain

come posso tentare di spiegare

When I’m going to hear my pain

mentre sto per ascoltare il mio dolore

And it's always been the same

ed è sempre la stessa

Same old story

stessa vecchia storia

From the moment I could live

dal momento in cui potevo vivere

I was ordered to kill me

mi è stato chiesto di uccidermi

Now there's a way and I know

ora c’è un modo e io lo so

That I have to go away

io devo andare via

I know I can go away

io so che posso andare via


Father (Padre):

It's not time to make a change

Non è tempo di cambiare

Just sit down and take it slowly

Siediti e prendila con calma

You're still young that's your fault

Sei ancora giovane, questo è il problema

There's so much you have to go through

C’è ancora molto da conoscere

Find a girl, settle down

Trova una ragazza, sistemati

If you want, you can live again

Se vuoi puoi vivere ancora

Look at me, I am old

Guardami, sono vecchio

But I'm happy

Ma sono felice


Son (Figlio):

All the times that I've cried

Tutte le volte che ho pianto

Keeping all the things I knew inside

Tenendomi tutto dentro di me

And it's hard, but it's harder

Ed è difficile, ma è più difficile

To ignore it

Ignorare tutto

If I must die, I'd agree

Se devo morire, sono d’accordo

But it's my love for you, it’s not me

Ma è il mio amore per te, non sono io

Now there's a way and I know

ora c’è un modo e io lo so

That i have to go away

che devo andare via

I know I have to go

Lo so che devo andare


Nell’orto del Getsemani ora non ci sono solo tredici persone.

Da Gerusalemme sono arrivati in tanti, anche le guardie militari per portare via quel figlio che cantava.

Il padre ha visto dall’alto tutta la scena: i suoi occhi, per questo, stanno diventando ormai sempre più umidi.


*NdA: per questo brano ho modificato in pochi punti il testo della canzone “Father and Son” di Cat Stevens. E’ un capolavoro che vi consiglio di ascoltare e vedere in questo video originale dell’autore.
Yusuf / Cat Stevens - Father & Son

 




Commenti

Post popolari in questo blog

Coppie di cifre di numeri primi

Sappiate che svegliarsi una mattina, rendendosi conto che la tua vita passata è ormai descritta da una coppia di cifre  che sono numeri primi uguali, fa il suo sporco effetto. E fa il suo effetto anche sapere che quella descrizione è il prodotto di due numeri primi, e che uno dei due fattori  è formato da una coppia di cifre che sono numeri primi uguali. Sono pensieri mattutini, semifolli al limite tra l’intelligenza artificiale e la stupidità naturale, lo so. Forse è questo il segno di un passo in più verso la saggezza che incanutisce i capelli, ammesso che non siano volati via  e non torneranno più? In questa piovosa giornata, dove il cervello è forse sovraeccitato dagli zuccheri in abbondanza rilasciati da un Kurtoskalacs (a Budapest lo chiamano così, ma a Praga si chiama Trdelnik ) casalingo preparato caldo a colazione,  mi viene da fare l’ennesimo, annuale, puntuale, stato di avanzamento dell’esistenza. E, data la descrizione della mia età, con la coppia di cifre che sono numeri

Luce chiara. Racconto di Natale 2023

Giorno 24, mese di Dicembre, di un anno non troppo distante da qui. Secondo pomeriggio, quando il secondo pomeriggio lascia il posto alla prima serata. Il cielo è adesso così limpido dopo questa giornata di vento teso che, oggi, ha soffiato tutto il giorno. Il vento da queste parti può essere un grande spazzino e, come uno spazzino, lavora per togliere polveri, foglie, pensieri, pianti. Le stelle disegnano ancora nel cielo, come da tempo immemorabile, forme e percorsi che l'uomo ha chiamato con nomi di creature, oggetti, eroi. Una luce più chiara delle altre, con una lunga coda luminosa, forse una grande stella, sembra rimanere come sospesa nel vuoto, ferma sopra un piccolo gruppo di case del villaggio isolato. Nella scena il tempo sembra fermarsi, i respiri rallentano, i cuori cambiano il ritmo dei loro battiti. Nel villaggio isolato una piccola famiglia, padre, madre e un figlio di pochi giorni, stanno vivendo questa scena. La luce più chiara diventa per un attimo ancora più lumi

Homeless

Non mi frega nulla delle infiltrazioni dal mio tetto. E meno che meno di quelle piastrelle del bagno che avevano la crepa in mezzo, del pavimento che mi si era un po’ alzato dopo i lavori. E non mi frega ancora nulla delle muffa sulla parete, del cesso che perde, della strada grande dove il traffico non dormiva mai. Ridatemela, la mia casa. Netanyahu o Hamas, io non c’entro un cazzo con nessuno di voi; eppure qualcuno con un colpo la mia casa l’ha tirata giù. Non mi avete lasciato neanche il tempo di portare via qualcosa di intero. E adesso, mentre siete al riparo nelle vostre stanze delle decisioni, io devo vagare lungo i confini di questo non Stato con il solo scopo di salvarmi la pelle, trovare un tetto e mangiare almeno il pane. Mai avrei pensato di rimpiangere le mie muffe sulle pareti, il mio cesso che perdeva, le mie piastrelle rotte. Ripeto, non c’entro un cazzo con voi, con le vostre divinità, con la vostra idea di giustizia. Resisterò, sì, resisterò vivendo solo per ricostrui