Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da gennaio, 2017

E se un giorno i tuoi anni

E se un giorno i tuoi anni verranno a chiederti il conto, apri la porta e falli entrare. Che si fottano le tue paure: siediti con loro e lascia passare luce da sotto la porta. E lascia che entrino dalla fessura l’urlo gioioso del tuo primo pianto, il gusto ancora vivo del tuo primo bacio, gli occhi e le mani di chi hai amato, le scarpe sfondate per i troppi passi. Lascia entrare la terra che ti ha coperto, l’abisso che ti ha abbracciato, il vento che ti ha modellato le rughe. Quando i tuoi anni verranno a chiederti il conto, tu grida in faccia all’universo che sei carne, sei soffio, sei vita. E che si fottano le tue paure.

Così parlò Olumenebuna

Olumenebuna nasce alcuni anni fa anche se, come ogni divinità che si rispetti, non vi dirà mai quando. Dichiara di abitare in quelle terre mistiche dove vivono anche altrisuoi amici santoni, eppure spesso sposta la residenza ovunque, in modo da cercare di evadere tasse ed imposte. Per gli stessi principi morali cambia anche il domicilio, che coincide con i luoghi fisici e dell’anima dove decide di apparire. Si può così vedere Olumenebuna stravaccato in riva al mare, sotto un albero a prendere il fresco, impegnato a librarsi in volo o, più frequentemente, imbucato in pranzi matrimoniali di persone che nemmeno conosce. Il saggio Olumenebuna è però una divinità speciale: è lui che crede in te, non tu che devi credere in lui. Non ha milioni di seguaci, ma è lui che segue milioni di persone contemporaneamente, anche se non si capisce come faccia. Olumenebuna non è invadente, non sporca, non unge, in genere non piscia fuori dalla tazza, non lascia tracce di dentifr