Mettendo a posto i libri nella libreria mi è tornata tra le mani una vecchia edizione apocrifa della Divina Commedia. Ho riletto con piacere, ritenendolo sempre attuale, il canto XXXV, detto del "Parcheggiatore stolto". Ve lo ripropongo nella versione originale e non commentata: i commenti potete farli voi. Ho intarsiato il post con una foto ai fini puramente allegorici: di situazioni come quelle sono pieni i nostri marciapiedi Mentr’io solevo ritornar dai cari Calcando i piè su strade del mio borgo Si para innanzi cosa senza pari Vicino a me che sbarra il passo scorgo Un ferro per stirare con le ruote E del risorto sole non mi accorgo “Per carità” dic’io, “come si puote Lasciar tal mezzo in mezzo a li coglioni” E questo affronto la coscienza scuote. “Parcheggiator dai gusti poco buoni Che occupasti tutto il marciapiede Capisci o no che fai girar maroni? Già a piedi non si passa e lo si vede Noi intenti a scavalcar cacche di cane E arrivi tu con dol...