Da qualche giorno avevo in mente di scrivere questo post. Ho preferito aspettare, come per lasciar decantare le emozioni; così come per bere un caffè turco serve aspettare per lasciare depositare il caffè sul fondo della tazza. Quest'anno mi è capitato già due volte di stare al di qua del muro, nella sala di attesa di un ospedale; il muro è quello che divide i reparti dalla sala operatoria. Di là, oltre la porta, c'è qualcuno a cui voglio bene; dall'altra parte io che, anche se si tratta di una operazione di routine, vengo preso d'assalto da una girandola di pensieri e sensazioni opposte, comunque intense. La scienza, poi la fede, poi la sicurezza, poi il dubbio. Lo svago impossibile, il camminare senza un senso, la mente che ti propone scenari che neanche vorresti sentirne parlare. Un po' di scorza io e Laura ce la siamo fatta, anni fa, quando al di là del muro c'era Alessia; allora siamo diventati un po' più grandi. E' la vita, certo, e anche ...