Sorride, mentre rimane nel suo mondo fatato.
Stamattina gente che non conosco mi ha guardato e mi ha sorriso.
Non so se si rivolgevano a me o alla piccola Alessia mentre, imbacuccata sul seggiolino della bici, stava andando sulla ciclabile per il nido.
Il primo uomo felice occupava con sua lunga automobile le strisce pedonali e lo scivolo per i disabili.
L'ho guardato, dicendogli "Le strisce!": lui mi ha sorriso, felice, continuando a farsi i cazzi suoi.
Poco più avanti un altro signore con il suo scooter si para avanti a me, sbarrando il passaggio della ciclabile.
Suono il campanello ma, siccome il campanello non è la tromba di un tir, lui non fa una piega.
Gli passo davanti e, con voce un po' altina, gli dico che è in mezzo al passaggio.
Ovviamente non si sposta: mentre devo girargli attorno per passare, cerco con i miei occhi i suoi occhi sotto la visiera del casco.
Vedo che sorride.
Anche lui è felice.
Per il resto del viaggio mi sono portato dentro una domanda: perchè tutti loro erano felici mentre io no e, anzi, mi sentivo anche un poco preso per il culo?
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