Da sabato scorso, nella mia via, c'è una grossa macchia di sangue.
E' il segno, per ora indelebile, di una vita spezzata da un uomo con un piccone; una delle tre vite fermate in un mattino di primavera a Niguarda.
E' una sensazione che non so descrivere sapere che è potuto accadere lì, a pochi passi dal portone, e senza un motivo apparente, sempre che si possa mai trovare un motivo qualsiasi per fermare una vita.
Ma è una sensazione altrettanto fastidiosa quella che provo quando vedo che si prende questo episodio a sostegno o a critica di una campagna politica.
Ovviamente la giustizia deve esercitare il suo ruolo.
Ma penso che, ora, contino più il rispetto del dolore, il silenzio e la scommessa di poter ritrovare la sicurezza di vivere nei nostri quartieri rafforzando legami e non solo arroccandoci nei nostri spazi, soli e con l'eterna paura dell'altro, di qualsiasi religione o provenienza sia.
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