Quel giorno era un mio compleanno speciale.
Avevo chiesto un regalo ancora più speciale, convinto che non sarei mai riuscito ad averlo: una partita a poker con Dio.
Una partita sola, secca: cinque carte per vedere chi dei due fosse il più forte.
La partita della vita, sognata da ogni giocatore.
Era folle.
Così folle che Dio accettò.
Arrivò di sera, entrò in salotto, si guardò un poco attorno.
Io e lui seduti al mio tavolo tondo e con il mazzo di carte tra noi.
“Dai tu le carte” - disse Dio.
Le mischiai,mentre il cuore risaliva fino alla gola.
“Cosa ci giochiamo?” - riprese.
“Non saprei - dissi. - l’immortalità?”
“La vita” - rispose secco Dio.
Mi misi a dare le carte: le mani mi sudavano.
Presi una per una le mie 5 carte: ci trovai una doppia coppia di re.
Guardai Dio negli occhi.
“Servito.” - mi disse.
“Cambio una…” - dissi.
Mi arrivò un dieci: non me me facevo nulla. Si era messa male.
Dio aveva sicuramente qualcosa di meglio in mano.
“Quanti anni fai oggi?” - mi disse.
“Cinquanta…” - risposi con voce bassa, vedendomi sconfitto.
“Ti voglio fare un regalo. - disse Dio - Rinuncio alla tua vita, ma in cambio tu non saprai mai quali carte ho in mano. Ti metto davanti molti altri giorni da vivere, ma non ti dirò quanti ne restano.
Tu aspetta ogni giorno che arriva come un regalo che si rinnova, un regalo che, modestamente, ti faccio io. Vivilo meglio che puoi; questa sì che è una partita da giocare… con te stesso…”
“Grazie” - dissi io con una voce balbettante.
“Bene. E adesso dammi le carte.”
Dio prese il mazzo e uscì dalla porta.
Poi, incredulo e felice, piansi mentre stavo stappando una bottiglia di chinotto.
Dedicata a chi oggi festeggia un compleanno speciale.
Avevo chiesto un regalo ancora più speciale, convinto che non sarei mai riuscito ad averlo: una partita a poker con Dio.
Una partita sola, secca: cinque carte per vedere chi dei due fosse il più forte.
La partita della vita, sognata da ogni giocatore.
Era folle.
Così folle che Dio accettò.
Arrivò di sera, entrò in salotto, si guardò un poco attorno.
Io e lui seduti al mio tavolo tondo e con il mazzo di carte tra noi.
“Dai tu le carte” - disse Dio.
Le mischiai,mentre il cuore risaliva fino alla gola.
“Cosa ci giochiamo?” - riprese.
“Non saprei - dissi. - l’immortalità?”
“La vita” - rispose secco Dio.
Mi misi a dare le carte: le mani mi sudavano.
Presi una per una le mie 5 carte: ci trovai una doppia coppia di re.
Guardai Dio negli occhi.
“Servito.” - mi disse.
“Cambio una…” - dissi.
Mi arrivò un dieci: non me me facevo nulla. Si era messa male.
Dio aveva sicuramente qualcosa di meglio in mano.
“Quanti anni fai oggi?” - mi disse.
“Cinquanta…” - risposi con voce bassa, vedendomi sconfitto.
“Ti voglio fare un regalo. - disse Dio - Rinuncio alla tua vita, ma in cambio tu non saprai mai quali carte ho in mano. Ti metto davanti molti altri giorni da vivere, ma non ti dirò quanti ne restano.
Tu aspetta ogni giorno che arriva come un regalo che si rinnova, un regalo che, modestamente, ti faccio io. Vivilo meglio che puoi; questa sì che è una partita da giocare… con te stesso…”
“Grazie” - dissi io con una voce balbettante.
“Bene. E adesso dammi le carte.”
Dio prese il mazzo e uscì dalla porta.
Poi, incredulo e felice, piansi mentre stavo stappando una bottiglia di chinotto.
Dedicata a chi oggi festeggia un compleanno speciale.
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