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Racconto di Natale 2016

Quanto odio i censimenti...
Già: devi prendere i tuoi quattro stracci e metterti in viaggio: e tutto questo solo per dire a qualcuno che esisti, che lavoro fai, dove vivi, e anche quanto ti possono pelare con le loro tasse.
E ci vogliono vedere tutti; ognuno di noi deve essere guardato, riconosciuto, registrato sui loro libri.
Per questo deve venire con me anche Maria.
Mia moglie.
E Maria aspetta anche un figlio. 
Solo che non è mio.
Sì, non è mio e io sono solo una copertura.
Prestanome di una luce immensa, forse un angelo, dice lei, certamente di qualcuno di troppo grande.
Non mi convince questa faccenda, è ovvio, ma amo troppo Maria per lasciarla.
Così siamo qui, io a smoccolare per il freddo e lei col pancione seduta su un asino e trascinata qua e là per dimostrare a chi ci governa che noi, semplicemente, esistiamo.

Fa freddo, in Palestina, quest’inverno.
Meno male che domani si firma e si torna a casa.
Serve solo trovare un letto per una notte; del resto nessuno lascerebbe al freddo una donna incinta, vero Maria?
No. Non ho molti soldi con noi.
Non quanti me ne servono per le locande.
Locande che comunque sono quasi tutte piene, per questo cazzo di censimento.
Non importa alla gente se fa freddo e tua moglie è incinta.
Quel poco che di libero c’è lo devi pagare.
Si chiama legge della domanda e dell’offerta… la storia va avanti così già da un pezzo.

Mi fai tenerezza, Maria.
Che mi dici? Hai le doglie? Contrazioni?
Adesso?
Ora chiedo... chiedo… 
Sì, ecco: che dice quel tizio? 
Forse c’è una catapecchia fuori paese.
Ah, ci vanno i disperati a bere per dimenticare i problemi...
Proviamoci, Maria.
Siamo disperati anche noi, non credi?
Resisti, ti prego: un paio di minuti e ci siamo.

Eccola.
Stasera è libera,
Fa così freddo che nessuno è venuto a bere qui. 
E' tutta per noi.
Sdraiati, Maria. 
Facciamo un letto, quello che si riesce a mettere insieme con la paglia che c’è qui dentro.
Scusa... E dov’è il tuo amico angelo adesso?
Vedi, te lo dicevo: certa gente quando serve non c'è mai.
Bene, e allora questa notte sarò anche il tuo dottore.
Forza. Respira a fondo. Spingi.
Mi alzo le maniche della tunica e facciamo nascere questo bambino.
E diremo anche che sono suo padre.
Può bastare? Avete bisogno di altro dalla mia vita?

Ci siamo, Maria: abbiamo quasi finito il lavoro.
Eccolo adesso, qui, tra le mie braccia, tra placenta e battiti del cuore: è fragile...
Adesso mi ci metto e tagliamo anche il cordone.
Poi riposa, Maria, quello che ti aspettavi è compiuto.
E’ arrivato finalmente Natale.
E’ arrivato finalmente nostro figlio.

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