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Top ten (se solo sapessi scrivere e suonare)


L’estate è proprio la stagione delle repliche e dei pensieri messi insieme con poca fatica.

Bollito dal caldo, metto così in funzione i pochi neuroni rimasti per buttare lì questa cosa che volevo fare da tempo: un post sulle (prime?) 10 canzoni che avrei voluto scrivere in questi primi 48 anni.
Se solo sapessi farlo, ovviamente.

Per ogni pezzo trovate il link al brano preso da video pubblici su youtube: dove la ho trovata ho scelto la versione live, che ha di solito un coinvolgimento emotivo maggiore.

Sono in ordine sparso: non c'è un prima nè un poi. Buon ascolto.


New Orleans (Davide Van de Sfroos): musica e poesia per descrivere una tragedia e anche la speranza di ricominciare.

Andarsene così (Baustelle): pezzo profondo mistico nel senso che preferisco, mai bigotto, dubbioso e realmente riflessivo. 

Miserere (Zucchero): capolavoro tra sacro e profano, tra ballata e lirica. Chapeau.

Son s’ciopaa (Enzo Jannacci): pezzo ironico e serissimo nello stesso tempo, non banale; una pennellata poetica sul mondo degli ultimi arricchita da anche parlato e chitarre elettriche.

Hollywood (Negrita): ritratto disincantato della realtà verso l’illusione, creato da uno dei pochi gruppi rock italiani che apprezzo.

Intimisto (CSI): altro tuffo non banale nel dubbio e nel misticismo non pacchiano. La versione con le fisarmoniche di Ambrogio Sparagna è da brividi.

Quest’uomo (Roberto Vecchioni): la canzone, in musica e parole che, se fossi capace di scrivere e suonare, cercherei di inventare per le mie figlie.

Senza parole (Vasco Rossi): poesia pura in salsa ballata rock. Senza parole.

Gimondi e il Cannibale (Enrico Ruggeri): ritratto di un uomo sempre in sella destinato ad inseguire un altro uomo. Poesia pura.

Cyrano (Francesco Guccini): una canzone d’amore per una donna e per la giustizia. Metrica e musica da manuale. PS... inizia con un commento di Frate Francesco da Pàvana

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