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In nome di Ponzio Pilato

L'imputato si alzi...

Ora passo a elencare le accuse che lo vedono a processo, secondo voi, autorità religiose e del popolo, che me lo avete portato qui.

Ecco quanto è rilevante verso quest'uomo.

In questi ultimi tre anni di latitanza è stato a contatto con altri uomini senza fissa dimora, come lui.
Ha indetto adunanze e riunioni di popolo non autorizzate.
Non ha riconosciuto le autorità religiose, screditandone gli apparati e arrivando persino a bestemmiare in loro presenza.
Ha esercitato numerosi atti di magia per cercare di guadagnare fama e consenso tra il popolo.
Ha violato le vostre sacre regole del sabato.
Ha incontrato le persone colpite dal peccato e per questo piagate nel corpo e nell'anima.
Ha parlato con le donne straniere, ha accolto vicino a sè le adultere e le prostitute.
Ha deviato migliaia di persone dai percorsi della fede vera.

Sebbene non ritengo che sia un pericolo per questa provincia romana, sono pronto ad ascoltare le richieste di voi, miei sudditi, circa quest'uomo.

Vi devo anche confessare che è raro per un prefetto arrivare a giudicare qualcuno che si proclama re, come l'imputato che si trova qui davanti a me.
Ma è il vostro re, di voi Giudei: vostro, non di Roma. 
E allora fatene ciò che volete.
Io lo giudico solo per quanto mi interessi mantenere la pace e la giustizia qui tra voi, che siete poi il popolo con cui vivo.

Così io, Ponzio Pilato prefetto di Giudea, vi affido il prigioniero.

Lasciatemi fuori da questa storia.

Imputato Gesù, figlio di Giuseppe e detto il Re dei Gudei, alzati: il suo regno finisce qui.

Soldati: prendetelo in consegna e portatelo via da questo tribunale.


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