Cara parte di me che stai nella mia pancia,
scrivo per te queste poche righe che abiteranno da qualche parte, che non conosco, sulle nuvole.
Quello che sto facendo è soprattutto per te, che non ti devi meritare lacrime, fame e sangue così come le ho vissute io,
Per te e per tuo padre, finito chissà dove con un mitragliatore tra le mani, ho venduto i miei vestiti migliori, ho passato il deserto ammassata con altre anime su un fuoristrada, ho messo a tacere sete e fame.
Grazie a te, che si vede quanto stai nella mia pancia, non ho dovuto regalare il mio corpo agli organizzatori di questo strazio doloroso.
Sempre per te, che devi avere un domani, salgo adesso su questo gommone strapieno, dove sono seduta appoggiata allo scafo.
E’ arrivato l’autunno, e bisogna fare in fretta: i giorni di mare calmo diventano pochi, la luce si accorcia e il vento prova a soffiare più forte con il passare del tempo.
Ecco che pilota del gommone accende il motore e, senza una parola, muove la prua verso la costa che arriverà.
Non so dirti, cara parte di me, se arriveremo alla fine del viaggio.
Ora spengo il mio cellulare: non serve più almeno fino a quando ritocchermo terra.
Affido con un tocco del mio dito su un’icona queste mie parole alle nuvole.
Se arriveremo al di là del mare le rileggremo assieme tra qualche tempo, mano nella mano.
Se, invece, il mare sarà la nostra ultima casa, che queste parole cadano dalle nuvole assieme alla pioggia per poi tornare a noi, gocce tra le gocce infinite.
scrivo per te queste poche righe che abiteranno da qualche parte, che non conosco, sulle nuvole.
Quello che sto facendo è soprattutto per te, che non ti devi meritare lacrime, fame e sangue così come le ho vissute io,
Per te e per tuo padre, finito chissà dove con un mitragliatore tra le mani, ho venduto i miei vestiti migliori, ho passato il deserto ammassata con altre anime su un fuoristrada, ho messo a tacere sete e fame.
Grazie a te, che si vede quanto stai nella mia pancia, non ho dovuto regalare il mio corpo agli organizzatori di questo strazio doloroso.
Sempre per te, che devi avere un domani, salgo adesso su questo gommone strapieno, dove sono seduta appoggiata allo scafo.
E’ arrivato l’autunno, e bisogna fare in fretta: i giorni di mare calmo diventano pochi, la luce si accorcia e il vento prova a soffiare più forte con il passare del tempo.
Ecco che pilota del gommone accende il motore e, senza una parola, muove la prua verso la costa che arriverà.
Non so dirti, cara parte di me, se arriveremo alla fine del viaggio.
Ora spengo il mio cellulare: non serve più almeno fino a quando ritocchermo terra.
Affido con un tocco del mio dito su un’icona queste mie parole alle nuvole.
Se arriveremo al di là del mare le rileggremo assieme tra qualche tempo, mano nella mano.
Se, invece, il mare sarà la nostra ultima casa, che queste parole cadano dalle nuvole assieme alla pioggia per poi tornare a noi, gocce tra le gocce infinite.
Sei sempre attento a quello che succede e lo comunichi con tanta amorevolezza speriamo che lo leggono in molti e lo capiscono dal profondo del cuore ciao
RispondiEliminaSe nin l hai capito il commento è mio Sandra
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