Non mi frega nulla delle infiltrazioni dal mio tetto.
E meno che meno di quelle piastrelle del bagno che avevano la crepa in mezzo, del pavimento che mi si era un po’ alzato dopo i lavori.
E non mi frega ancora nulla delle muffa sulla parete, del cesso che perde, della strada grande dove il traffico non dormiva mai.
Ridatemela, la mia casa.
Netanyahu o Hamas, io non c’entro un cazzo con nessuno di voi; eppure qualcuno con un colpo la mia casa l’ha tirata giù.
Non mi avete lasciato neanche il tempo di portare via qualcosa di intero.
E adesso, mentre siete al riparo nelle vostre stanze delle decisioni, io devo vagare lungo i confini di questo non Stato con il solo scopo di salvarmi la pelle, trovare un tetto e mangiare almeno il pane.
Mai avrei pensato di rimpiangere le mie muffe sulle pareti, il mio cesso che perdeva, le mie piastrelle rotte.
Ripeto, non c’entro un cazzo con voi, con le vostre divinità, con la vostra idea di giustizia.
Resisterò, sì, resisterò vivendo solo per ricostruire qualcosa quando sarà finito tutto, anche se quale sarà il finale, cari Netanyahu e Hamas, non lo saprete nemmeno voi.
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