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Sfere e pedate

Dal momento in cui il genere vivente homo ha incontrato sul cammino della sua evoluzione terrena l'oggetto geometrico scientificamente denominato "sfera", si è aperta una nuova fase di prosperità e sviluppo.

L'ulteriore scatto evolutivo il nostro homo lo ha poi raggiunto quando ha sperimentato come piantare due pali nel terreno oltre ad una traversa orizzontale ad unirli, cercando poi di tirare pedate alla sfera per farla passare sotto quella rudimentale porta.

Da quel momento, numerose altre correnti di pensiero logico hanno suggerito ulteriori usi ludici dell'oggetto sfera, anche se con seguiti più modesti rispetto a quelli ottenuti dal pensiero dominante della pedata.

Ma perchè il binomio sfera e pedate ha incontrato tutto questo successo?

Ignoti umanisti ritengono che tutto questo sia favorito dal fatto che tirare calci ad un pallone sia un qualcosa di facile da capire e da fare; un gesto quasi istintivo e, in più, accessibile a tutti o quasi.

Retroteorie cognitive argomentano che con un gesto così semplice l'individuo riesce a vivere l'emozione di costruire un pezzo di vita, in simbiosi con altri individui del genere homo, i quali si mettono assieme in una squadra per arrivare a raggiungere un obiettivo condiviso.

Ci saranno poi sì, certo, le cose complesse come gli schemi, le costruzioni dal basso, i tiki taka ma, comunque, nulla di ciò esisterebbe se non fosse mai stata tirata una pedata ad una sfera.

E farlo, per un homo, non dipende da livello di istruzione, livello economico, sesso, cultura, credo religioso.

Nei libri sacri sapienziali apocrifi, ormai andati persi, si narrava poi che il creatore costruì con pazienza l'Universo con lo scopo anche di godersi le partite di calcio, guardandole dalla sua posizione privilegiata.

In qualche versetto pare inoltre ci sia stata scritta, sotto forma di parabola, anche la dichiarazione d'amore salmodiata dal creatore per la sua squadra di club del cuore; ma qui i teologi preferiscono non indagare a fondo perchè milioni di credenti potrebbero voltargli le spalle considerandolo indegno addirittura di meritarsi l'otto per mille.

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