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Racconto di Natale

Era l’antivigilia di Natale.
Il turno lavorativo era finito ed era finalmente ora di tornare a casa.
Anche quel giorno aveva prodotto “confetti” 9 mm Parabellum.
Con quelli portava a casa lo stipendio. Ci aveva comprato regali per moglie e figlie: aveva due femmine e voleva loro un bene dell’anima. Erano poco più che bambine, ma sperava che niente e nessuno gliele avrebbe mai tolte.
Uscì dalla fabbrica e salì in macchina.
Mentre girava la chiave nel cruscotto guardò attraverso il parabrezza il suo lago e le sue montagne. L’inverno era stato particolarmente avaro di neve.
Le cime erano ancora spoglie, tranne qualche raro nevaio.
“Cazzo – pensò a voce alta – neanche un fiocco di neve. Non sembra neanche Natale”.


Un po’ più a est era sempre l’antivigilia di Natale.
Jamila non lo sapeva e giocava con le altre bambine tra le macerie della sua città.
Mentre correva aveva sentito un fischio: il sibilo di una 9 mm Parabellum, ma lei non lo sapeva.
Poi un forte dolore alla gamba, prima di cadere a terra.
E, dopo, gli sguardi, le parole convulse di molte persone attorno a lei e il suono di una sirena.
Vide che stava cominciando a nevicare: un fiocco le si appoggiò sulle labbra.
Poi perse i sensi, prima di essere trasportata verso un posto di primo soccorso.



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