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Ore 9.06: la terra respira


Un rombo.
Un primo tremolìo.
Un secondo tremolìo più lungo e netto.
I vetri che tintinnano e le veneziane che sbattono. 
L’edificio che cigola.
Occhi che incrociano altri occhi: ora è chiaro, è il terremoto.
La terra si muove, è viva, ed ha un respiro maledettamente più grande dei nostri.



Il terremoto: ecco in breve come “funziona”...
La crosta terrestre, sottoposta a forze immense, si carica come una molla che, quando è sovraccarica, scatta e genera il sisma.
Prima arriva il rombo sordo: le prime onde sismiche partite dalla zona di frattura della crosta terrestre (ipocentro) e trasmesse dal terreno arrivano in superficie; da qui fanno vibrare l’aria, con l’effetto di creare un rumore sordo.
Poi il primo tremolio: le onde sismiche più veloci (onde P o primarie di compressione, che viaggiano secondo la direzione del fronte d’onda) ci raggiungono, dandoci l’impressione di una prima scossa.
Poi il secondo tremolio: arrivano le onde più lente (onde S o secondarie di taglio rispetto alla direzione del fronte d’onda), seguite poi da un treno di onde più complesse. Sono le scosse che sentiamo di più e che fanno i danni maggiori.
Più lungo è il tempo che passa tra l’arrivo delle onde P e dalle onde S, più distanti ci troviamo dalla zona dell’ipocentro.

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