Un primo tremolìo.
Un secondo tremolìo più lungo e netto.
I vetri che tintinnano e le veneziane che sbattono.
L’edificio
che cigola.
Occhi che incrociano altri occhi: ora è chiaro, è il terremoto.
La terra si muove, è viva, ed ha un respiro maledettamente
più grande dei nostri.
Il terremoto: ecco in breve come “funziona”...
La crosta terrestre, sottoposta a forze immense, si carica
come una molla che, quando è sovraccarica, scatta e genera il sisma.
Prima arriva il rombo sordo: le prime onde sismiche partite
dalla zona di frattura della crosta terrestre (ipocentro) e trasmesse dal
terreno arrivano in superficie; da qui fanno vibrare l’aria, con l’effetto di
creare un rumore sordo.
Poi il primo tremolio: le onde sismiche più veloci (onde P o
primarie di compressione, che viaggiano secondo la direzione del fronte d’onda)
ci raggiungono, dandoci l’impressione di una prima scossa.
Poi il secondo tremolio: arrivano le onde più lente (onde S
o secondarie di taglio rispetto alla direzione del fronte d’onda), seguite poi da
un treno di onde più complesse. Sono le scosse che sentiamo di più e che fanno i danni maggiori.
Più lungo è il tempo che passa tra l’arrivo delle onde P e
dalle onde S, più distanti ci troviamo dalla zona dell’ipocentro.
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