la nota che passa in un accordo in fa diesis,
la mano di un figlio quando cerca di andare,
il bacio aspettato prima che un treno parta,
e l'onda che infrange, sbotta, schiuma, scavalca.
Che sia piano la morte, puttana, che arriva,
la foglia che cade e accarezza il tappeto di rami,
la penna impugnata, che inventa parole arruffate,
parole mai lette, pensate, con sensi troncati,
e sia piano lo sguardo innocente che scava la vita.
E sia piano la voce della luna, che ci sveglia dal nulla,
la traccia lasciata sul fiume, la stella nel Carro,
il dolore che ti avvolge quando c’è da lottare,
il bambino che ascolta e non ti vuole sentire,
e che sia piano l'amore, quando sta per finire.
Che sia piano, sia lieve il volo, dell’aquilone,
il sussurro parlato in mezzo ai fiocchi di neve,
quel palmo che ancora traccia strade sui volti,
il vento che impasta le nuvole, che alza i cappelli,
il nostro ultimo incrocio di dita, di cuori, di mani.
Che sia piano il tuo oggi, il tuo ieri, e il domani,
quella ruga che inizia a sgranare il tuo volto,
e parla di amici, figli, partenze, addii e ritorni,
di idee mai lasciate, di voglie ormai spezzate,
che tutto sia piano, e non ti faccia più paura.
Ma sia forte l'amico, il mondo, il sole, stare assieme,
la frase che ferma il tuo grido in un giorno d'aprile,
sia forte il tuo andare, sia sereno il ritorno,
con bagagli ormai pieni di grandi giorni da rifare.
Che tu sia forte, ancora una volta, in questa notte
dove, nonostante il tutto, che si alzi un bicchiere,
qualcosa, qualcuno, ti racconterà una storia per sperare.
E che la racconti piano.
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