Qualche giorno fa ho letto la notizia della candidatura di Roberto Vecchioni al Nobel per la letteratura.
Mi sono messo ad ascoltare i pezzi del suo nuovo disco, per scoprire qualche verso, rima, citazione che mi convincesse ancora di più sul suo modo di fare musica.
Ho trovato, tra le canzoni, una perla che mi ha lasciato senza fiato: un capolavoro di musica, di parole e, soprattutto, di speranza.
Non resisto, la devo riportare così com'è, lunga ma spettacolare.
Con un po' di sana invidia, sapendo che, nonostante i miei ripetuti scarabocchi, non riuscirò a piegare così bene le parole per farle entrare nell'anima.
Ho conosciuto il dolore,
di persona si intende,
e lui mi ha conosciuto
siamo amici da sempre;
io non l’ho mai perduto
lui tanto meno
che anzi si sente come finito
se per un giorno solo
non mi vede o non mi sente
Ho conosciuto il dolore
e mi è sembrato ridicolo
quando gli do di gomito
quando gli dico in faccia:
“ma a chi vuoi far paura ?”
Ho conosciuto il dolore
ed era il figlio malato
la ragazza perduta all’orizzonte
il sogno strozzato
l’indifferenza del mondo
alla fame, alla povertà, alla vita,
il brigante nell’angolo
nascosto, vigliacco, battuto tumore,
Dio che non c’era e giurava di esserci
Ah, se giurava di esserci…e non c’era
Ho conosciuto il dolore
e l’ho preso a colpi di canzoni e parole
per farlo tremare, per farlo impallidire,
per farlo tornare nell’angolo
così pieno di botte
così massacrato, stordito, imballato,
così sputtanato,
che al segnale del gong
saltò fuori dal ring
e non si fece mai più, mai più vedere
Poi l’ho fermato in un bar
che neanche lo conosceva la gente
l’ho fermato per dirgli:
“Con me non puoi niente!”
Ho conosciuto il dolore
e ho avuto pietà di lui,
della sua solitudine,
delle sue dita da ragno,
di essere condannato al suo mestiere,
condannato al suo dolore
L’ho guardato negli occhi
che sono voragini
e strappi di sogni infranti,
respiri interrotti,
ultime stelle di disperati amanti:
“Ti vuoi fermare un momento?”
gli ho chiesto
“Insomma, vuoi smetterla di nasconderti?
Ti vuoi sedere? Per una volta ascoltami
Ascoltami e non fiatare!”
Hai fatto di tutto per disarmarmi la vita
e non sai, non puoi sapere
che mi passi come un ombra sottile, sfiorente
appena, appena toccante e non hai vie d’uscita:
perché nel cuore appreso in questo attendere
anche in un solo attimo
l’emozione di amici che partono, figli che nascono,
sogni che corrono nel mio presente,
io sono vivo e tu mio dolore
non conti un cazzo di niente!
Ti ho conosciuto dolore
in una notte d’inverno
una di quelle notti che assomigliano a un giorno,
ma in mezzo alle stelle invisibili e spente
io sono un uomo
e tu non sei un cazzo di niente
Si può ascoltare il pezzo, che è recitato e non cantato, a questo link
http://www.youtube.com/watch?v=U0NKHZHmC3Y
Mi sono messo ad ascoltare i pezzi del suo nuovo disco, per scoprire qualche verso, rima, citazione che mi convincesse ancora di più sul suo modo di fare musica.
Ho trovato, tra le canzoni, una perla che mi ha lasciato senza fiato: un capolavoro di musica, di parole e, soprattutto, di speranza.
Non resisto, la devo riportare così com'è, lunga ma spettacolare.
Con un po' di sana invidia, sapendo che, nonostante i miei ripetuti scarabocchi, non riuscirò a piegare così bene le parole per farle entrare nell'anima.
Ho conosciuto il dolore,
di persona si intende,
e lui mi ha conosciuto
siamo amici da sempre;
io non l’ho mai perduto
lui tanto meno
che anzi si sente come finito
se per un giorno solo
non mi vede o non mi sente
Ho conosciuto il dolore
e mi è sembrato ridicolo
quando gli do di gomito
quando gli dico in faccia:
“ma a chi vuoi far paura ?”
Ho conosciuto il dolore
ed era il figlio malato
la ragazza perduta all’orizzonte
il sogno strozzato
l’indifferenza del mondo
alla fame, alla povertà, alla vita,
il brigante nell’angolo
nascosto, vigliacco, battuto tumore,
Dio che non c’era e giurava di esserci
Ah, se giurava di esserci…e non c’era
Ho conosciuto il dolore
e l’ho preso a colpi di canzoni e parole
per farlo tremare, per farlo impallidire,
per farlo tornare nell’angolo
così pieno di botte
così massacrato, stordito, imballato,
così sputtanato,
che al segnale del gong
saltò fuori dal ring
e non si fece mai più, mai più vedere
Poi l’ho fermato in un bar
che neanche lo conosceva la gente
l’ho fermato per dirgli:
“Con me non puoi niente!”
Ho conosciuto il dolore
e ho avuto pietà di lui,
della sua solitudine,
delle sue dita da ragno,
di essere condannato al suo mestiere,
condannato al suo dolore
L’ho guardato negli occhi
che sono voragini
e strappi di sogni infranti,
respiri interrotti,
ultime stelle di disperati amanti:
“Ti vuoi fermare un momento?”
gli ho chiesto
“Insomma, vuoi smetterla di nasconderti?
Ti vuoi sedere? Per una volta ascoltami
Ascoltami e non fiatare!”
Hai fatto di tutto per disarmarmi la vita
e non sai, non puoi sapere
che mi passi come un ombra sottile, sfiorente
appena, appena toccante e non hai vie d’uscita:
perché nel cuore appreso in questo attendere
anche in un solo attimo
l’emozione di amici che partono, figli che nascono,
sogni che corrono nel mio presente,
io sono vivo e tu mio dolore
non conti un cazzo di niente!
Ti ho conosciuto dolore
in una notte d’inverno
una di quelle notti che assomigliano a un giorno,
ma in mezzo alle stelle invisibili e spente
io sono un uomo
e tu non sei un cazzo di niente
Si può ascoltare il pezzo, che è recitato e non cantato, a questo link
http://www.youtube.com/watch?v=U0NKHZHmC3Y
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