Parte lo sparo, partono le gambe.
Inizia così il mio pezzo di maratona di Milano, la mia frazione della staffetta.
13 chilometri.
Sono a Rho o a Pero, non l'ho ancora capito, insieme ad altri 2000 e passa staffettisti; partiamo dalla Fiera, dove i prossimi saranno i giorni del tripudio del mobile.
Passo sotto l'arco di partenza, cerco di schivare gli altri staffettisti: i primi metri sono sempre un delirio.
Finalmente, con il passare dei metri, il gruppo si sgrana un po'.
Mi guardo allora in giro: sono a Rho, ma dove diavolo è l'area dell'Expo?
Vedo solo case basse, la strada statale del Sempione, qualche parchetto; nessuno scavo, nessuna piastra, nulla di nulla.
Forse sarà da un'altra parte.
Forse non riusciranno mai a fare quello che hanno previsto.
Ci sono solo la fiera e gli svincoli che ci portano il traffico.
Mi viene allora in mente il disegno con le barchette, il progetto di vie d'acqua che voleva farci arrivare in canoa all'area Expo: quella roba lì ci ha fatto battere Smirne.
Corro e sorrido per non pensare a quante balle ci hanno raccontato.
Ma ormai siamo entrati in Pero: ciaociao Expo.
Le gambe, incredibilmente, girano.
Il gruppone degli staffettisti passa da Figino, via Silla: ci buttiamo poi in via Novara.
Il drittone ci via Novara è forse la parte più noiosa del percorso: in più comincia a fare caldo.
Finalmente si gira in via Cascina Bellaria e si entra nel parco di Trenno.
Un po' di campagna, molto verde, tanta gente nel parco.
Si vedono i primi striscioni di protesta contro Expo mangiaparchi; ti dicono come nutrire il pianeta e intanto per dirtelo consumano un sacco di suolo.
Qualche cartello spiega che Expo non nutrirebbe il pianeta, ma solo le tasche di qualcuno.
Può essere.
Intanto i metri passano e le gambe girano ancora bene.
In zona Lampugnano ci sono i No Canal: applaudono gli staffettisti e ringraziano per essere passati di lì.
Mi viene in mente ancora la foto con la barchetta fuori da Expo: saluto i No Canal.
Sono anziani e genitori con bimbi; i guerriglieri probabilmente, se ci sono, dormono.
Reggo il ritmo nonostante i chilometri fatti.
E' quasi fatta: si vede il travone di san Siro; lì ci sarà la fine della prima frazione.
Mi daranno il cambio: passaggio di testimone, un'occhiata al cronometro e poi riposo prima di andare all'arrivo per aspettare che finisca anche il quarto staffettista.
Ancora pochi passi e arrivo in viale Caprilli.
E' finita, tocca al secondo.
Ho fatto anche un tempo decente: è vero che l'adrenalina regala effetti positivi.
Mi fermo sui giardini di viale Caprilli. E penso.
Penso a quanto è stato bello correre, correre in staffetta, correre un pezzo di maratona.
Penso a come abbiamo fatto a credere di poter arrivare in barca a Rho-Pero.
Bevo per dimenticare: ma stavolta sono sali minerali.
Inizia così il mio pezzo di maratona di Milano, la mia frazione della staffetta.
13 chilometri.
Sono a Rho o a Pero, non l'ho ancora capito, insieme ad altri 2000 e passa staffettisti; partiamo dalla Fiera, dove i prossimi saranno i giorni del tripudio del mobile.
Passo sotto l'arco di partenza, cerco di schivare gli altri staffettisti: i primi metri sono sempre un delirio.
Finalmente, con il passare dei metri, il gruppo si sgrana un po'.
Mi guardo allora in giro: sono a Rho, ma dove diavolo è l'area dell'Expo?
Vedo solo case basse, la strada statale del Sempione, qualche parchetto; nessuno scavo, nessuna piastra, nulla di nulla.
Forse sarà da un'altra parte.
Forse non riusciranno mai a fare quello che hanno previsto.
Ci sono solo la fiera e gli svincoli che ci portano il traffico.
Mi viene allora in mente il disegno con le barchette, il progetto di vie d'acqua che voleva farci arrivare in canoa all'area Expo: quella roba lì ci ha fatto battere Smirne.
Corro e sorrido per non pensare a quante balle ci hanno raccontato.
Ma ormai siamo entrati in Pero: ciaociao Expo.
Le gambe, incredibilmente, girano.
Il gruppone degli staffettisti passa da Figino, via Silla: ci buttiamo poi in via Novara.
Il drittone ci via Novara è forse la parte più noiosa del percorso: in più comincia a fare caldo.
Finalmente si gira in via Cascina Bellaria e si entra nel parco di Trenno.
Un po' di campagna, molto verde, tanta gente nel parco.
Si vedono i primi striscioni di protesta contro Expo mangiaparchi; ti dicono come nutrire il pianeta e intanto per dirtelo consumano un sacco di suolo.
Qualche cartello spiega che Expo non nutrirebbe il pianeta, ma solo le tasche di qualcuno.
Può essere.
Intanto i metri passano e le gambe girano ancora bene.
In zona Lampugnano ci sono i No Canal: applaudono gli staffettisti e ringraziano per essere passati di lì.
Mi viene in mente ancora la foto con la barchetta fuori da Expo: saluto i No Canal.
Sono anziani e genitori con bimbi; i guerriglieri probabilmente, se ci sono, dormono.
Reggo il ritmo nonostante i chilometri fatti.
E' quasi fatta: si vede il travone di san Siro; lì ci sarà la fine della prima frazione.
Mi daranno il cambio: passaggio di testimone, un'occhiata al cronometro e poi riposo prima di andare all'arrivo per aspettare che finisca anche il quarto staffettista.
Ancora pochi passi e arrivo in viale Caprilli.
E' finita, tocca al secondo.
Ho fatto anche un tempo decente: è vero che l'adrenalina regala effetti positivi.
Mi fermo sui giardini di viale Caprilli. E penso.
Penso a quanto è stato bello correre, correre in staffetta, correre un pezzo di maratona.
Penso a come abbiamo fatto a credere di poter arrivare in barca a Rho-Pero.
Bevo per dimenticare: ma stavolta sono sali minerali.
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