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Sui generis

Da molto, troppo tempo, mi trovo in mezzo a dibattiti tra sordi scatenati dalle discussioni attorno alla legge sull’omofobia.
C’è chi ci vede la un attacco alla società e alla famiglia uomo-donna, chi ci vede un’occasione per estendere diritti civili, chi per ottenere in alcuni casi e ad ogni costo cose, come i figli, che si potrebbero avere anche in un’ottica di legge di mercato sanitario.
Pochi si ricordano che, in tutti questi dibattiti, devono contare più le persone che le categorie, di genere o meno, con cui si riconoscono o vogliamo inquadrarle.

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Veloce, come una raffica di vento che sposta la bandiera da un lato all’altro dell’asta che la lega a terra... Così ogni mia giornata cambia rapida di direzione, sempre in allerta, come da quando mi hanno messo qui, in questa fetida vita di prima linea. E allora passo le mie notti e le mie giornate a immaginare quello che sarà di me tra qualche giorno, tra qualche ora, mentre spero che il destino non mi abbia preparato qualcosa di diverso. Così adesso scrivo queste poche parole per passare il tempo prima che qualcuno o qualcosa mi assalga, nella vigilia di un Natale che si presenta con poche speranze. A poca distanza da me da me ci sono altre persone che non conosco; alcune sono anche pronte a prendere la mia vita per mantenere la loro. In queste lotte tra nani e giganti ci affrontiamo credendo ognuno nel proprio dio, messo sul tavolo per mostrare chi ha quello più potente. Non so, non potrò mai sapere cosa sarà di me domani, se sarò a bermi un chinotto su un tavolo in piazza o in giro...

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