Lucia a 8 anni è prima davanti a tutti.
Si attacca con le mani alla fune di acciaio. Cerca gli appoggi per i piedi.
Sale, libera, come se fosse già uno dei suoi ambienti che frequenta.
Dietro ci sono io, attaccato alla fune, che guardo con attenzione i suoi appoggi e le sue mani.
Dietro di me Alessia.
Le mani più piccole da bimba di 6 anni si attaccano alla stessa fune; i piedi più piccoli entrano meglio negli appoggi,
Sale anche lei, e parla, parla, parla.
Dietro Alessia c’è Laura.
Dopo qualche decina di metri a funi fisse arrivano l’altopiano, il rifugio Cavazza al Pisciadù, il lago.
Tiriamo un po’ di sassi nell’acqua: siamo, in fondo, sempre bambini.
Quando si scende passo prima io.
Attaccato con le mani alla fune fissa cerco gli appoggi più facili, sicuri e adatti a piedi e mani delle bambine.
Dietro a me Alessia: scende piano e si diverte. Parla; commenta ogni passo.
Poi viene Laura davanti a Lucia; fa la stessa cosa: controlla, rassicura da mamma.
Comincia a piovere; ma quando la roccia si fa viscida e la fune bagnata il tratto attrezzato è quasi finito.
Qualche minuto e rimettiamo i piedi sul tracciato del sentiero.
Fine del primo sentiero attrezzato provato dalle bambine.
Piccole soddisfazioni a salire e piccole difficoltà a scendere: mi ha fatto stare bene viverle assieme a loro, in famiglia.
Sono certo che, prima o poi, per riprovare questa unione di corpi e spirito riproverò a fare con Laura, Alessia e Lucia un sentiero attrezzato.
Facile, per carità, con meno vuoto sotto possibile.
E, senza dubbio, con un imbrago per ognuno di noi.
Non si sa mai, mica sono Bonatti.
La foto è stata presa dal sito http://www.gulliver.it/itinerario/59044//, dove si possono trovare anche informazioni sull'itinerario
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