Passa ai contenuti principali

Una sanità per polipi


In principio era il cerotto, poi fu il cotone con il cerotto di carta che te lo teneva stretto al braccio.
Ora quei tempi non torneranno più: è il momento di solo cotone idrofilo, che ti devi tenere premuto sul braccio.
Stamattina sono andato a fare un prelievo di sangue in un grande ospedale pubblico.
Ce ne sono ancora qui in Lombardia: pochi, come i tartufi, ma li trovi.
Il problema sorge subito dopo aver fatto il prelievo:  non ti danno più il cerotto per fermare il sangue.
Come l’esperienza ci insegna, l’essere umano è generalmente dotato di due braccia: e allora uno deve rimanere steso (quello del prelievo, se vuoi evitare l’ematoma) e l’altro, che ha collegato la mano il cui dito deve schiacciare il cotone, tampona il buco del prelievo.
Ma come bisogna fare se, oltre a cercare di fermare il sangue, si deve recuperare la felpa appesa sul portabiti, lo zaino sulla sedia, i fogli con le ricevute del pagamento degli esami sul tavolino?
In più bisogna anche vestirsi, lasciare libero il posto ad un altro, aprire la porta e accomodarsi fuori.
Ho ben presente di non essere un cefalopode o un aracnide e di vivere nell’Italia della recessione e chiedo all’infermiere se oggi non posso avere il cerotto perché c’è aria di crisi: me lo conferma; non li danno più.
Se questo é vero, ecco, allora, da cosa si capisce che la sanità pubblica sta andando a pezzi: non è più a misura di uomo, sta diventando a misura di polipo.
Con 8 braccia sarei riuscito agevolmente a fare il prelievo, tamponare sangue che vuole uscire ancora dal buco, prendere la felpa (ma non indossarla; per questo devo comunque lasciare libere tutte le braccia), recuperare lo zaino e il caschetto della bici, mettere via le ricevute di pagamento degli esami, uscire e salutare anche con un inchino.
Follia.
Rivoglio il mio vecchio cerotto. Rivoglio una sanità pubblica decente.
Non so chi devo ringraziare: metto un allora a casaccio un po’ di nomi papabili.
Grazie Presidente Monti? Grazie Ministro Balduzzi? Grazie Governatore Formigoni? Grazie Assessore Bresciani? Grazie direttore sanitario?
Mah. La prossima volta il cerotto me lo porto da casa: magari li posso anche vendere fuori dal centro prelievi.
Così come devo portare i fazzoletti umidificati all’asilo.
E  funziona così anche nelle strutture private?
E se qualcuno ha un braccio solo?

Commenti

Post popolari in questo blog

Coppie di cifre di numeri primi

Sappiate che svegliarsi una mattina, rendendosi conto che la tua vita passata è ormai descritta da una coppia di cifre  che sono numeri primi uguali, fa il suo sporco effetto. E fa il suo effetto anche sapere che quella descrizione è il prodotto di due numeri primi, e che uno dei due fattori  è formato da una coppia di cifre che sono numeri primi uguali. Sono pensieri mattutini, semifolli al limite tra l’intelligenza artificiale e la stupidità naturale, lo so. Forse è questo il segno di un passo in più verso la saggezza che incanutisce i capelli, ammesso che non siano volati via  e non torneranno più? In questa piovosa giornata, dove il cervello è forse sovraeccitato dagli zuccheri in abbondanza rilasciati da un Kurtoskalacs (a Budapest lo chiamano così, ma a Praga si chiama Trdelnik ) casalingo preparato caldo a colazione,  mi viene da fare l’ennesimo, annuale, puntuale, stato di avanzamento dell’esistenza. E, data la descrizione della mia età, con la coppia di cifre che sono numeri

Luce chiara. Racconto di Natale 2023

Giorno 24, mese di Dicembre, di un anno non troppo distante da qui. Secondo pomeriggio, quando il secondo pomeriggio lascia il posto alla prima serata. Il cielo è adesso così limpido dopo questa giornata di vento teso che, oggi, ha soffiato tutto il giorno. Il vento da queste parti può essere un grande spazzino e, come uno spazzino, lavora per togliere polveri, foglie, pensieri, pianti. Le stelle disegnano ancora nel cielo, come da tempo immemorabile, forme e percorsi che l'uomo ha chiamato con nomi di creature, oggetti, eroi. Una luce più chiara delle altre, con una lunga coda luminosa, forse una grande stella, sembra rimanere come sospesa nel vuoto, ferma sopra un piccolo gruppo di case del villaggio isolato. Nella scena il tempo sembra fermarsi, i respiri rallentano, i cuori cambiano il ritmo dei loro battiti. Nel villaggio isolato una piccola famiglia, padre, madre e un figlio di pochi giorni, stanno vivendo questa scena. La luce più chiara diventa per un attimo ancora più lumi

Homeless

Non mi frega nulla delle infiltrazioni dal mio tetto. E meno che meno di quelle piastrelle del bagno che avevano la crepa in mezzo, del pavimento che mi si era un po’ alzato dopo i lavori. E non mi frega ancora nulla delle muffa sulla parete, del cesso che perde, della strada grande dove il traffico non dormiva mai. Ridatemela, la mia casa. Netanyahu o Hamas, io non c’entro un cazzo con nessuno di voi; eppure qualcuno con un colpo la mia casa l’ha tirata giù. Non mi avete lasciato neanche il tempo di portare via qualcosa di intero. E adesso, mentre siete al riparo nelle vostre stanze delle decisioni, io devo vagare lungo i confini di questo non Stato con il solo scopo di salvarmi la pelle, trovare un tetto e mangiare almeno il pane. Mai avrei pensato di rimpiangere le mie muffe sulle pareti, il mio cesso che perdeva, le mie piastrelle rotte. Ripeto, non c’entro un cazzo con voi, con le vostre divinità, con la vostra idea di giustizia. Resisterò, sì, resisterò vivendo solo per ricostrui