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Marco


Scritta per il mio figlioccio Marco qualche giorno prima del suo battesimo...


Varda deent i me oecc quaand se derven i too oecc,
strepumm via de doss el taj c'hel disegna un surìis.
Lasumm vegnì e poo andaa come el veent tira sgiàff a la vela,
veent grass de rost ch’el bufa via tucc i ann e tucc i soo fiuur.

Marco dimm ti, se gh’emm de faa
vegnumm al muund e se metumm drèe a caragnàa.
Cambium i scaarp, cambien dònn e calzoni,
resten i amìis, le primiere e i maglioni.
Marco te seet, nassùm tucc sù ‘sta tera,
stracch e cunteent de salvaa el cuu ogni sera.
Semm propri chi e cunt la loena a tri pass,
ma semm minga bun de pruvaa a cuntentass.

Lassa a stàa el coer, lassa a stàa la memoria,
derva i mè urècc cui paròll de una storia.
Sgraffigna me e la mia vita incrustada,
spalanca i poort, che gh’è geent chi giòo in strada.
Marco semm viif, semm chi e ‘sto veent ghe ribalta,
numm un dì in paradìis e 'l dì adree a magnàa palta.
Chi gh'è la mia man, te carezzi la testa;
Cascia via el fumm, che cumincium la festa.

Marco se g'ho de diit, ti ho annodato parole,
E quanti robb disarèmm tra le nuvole e il sole.
Quanti nocc a oecc aveert senza fare rumore,
Quanti dì adrèe a un balùn finchè ci regge il cuore.

Varda deent i me oecc quaand se derven i to oecc,
asculta el mee fiaa che fa nivul col to fiaa.
Sbroffa del dì la tua vita cunt la mia,
Fèmm restàa chi cunt la loena pelanda
a vardàtt, de per mi, per lasàmm senza fiàa.

Guarda dentro i miei occhi quando si aprono i tuoi
strappami via quel taglio che disegna un sorriso.
Lasciami venire e andare come il vento che tira schiaffi alla vela
vento sofistico che soffia via tutti gli anni e tutti i suoi fiori.

Marco, dimmi tu cosa dobbiamo fare
veniamo al mondo e ci mettiamo a piangere.
Cambiamo le scarpe, cambiano le donne e i pantaloni,
restano gli amici, le primiere e i maglioni.
Marco lo sai, nasciamo tutti su questa terra,
stanchi e contenti di essere salvi ogni sera.
Siamo proprio qui con la luna a tre passi
ma non siamo capaci di provare ad accontentarci.

Lascia stare il cuore, lascia stare la memoria
aprimi le orecchie con le parole di una storia.
Graffia me e la mia vita incrostata,
spalanca le porte, che c’è gente giù in strada.
Marco siamo vivi, e questo vento ci ribalta,
noi un giorno in Paradiso, e un altro giorno a mangiare terra.
C’è qui la mia mano e ti accarezzo la testa,
manda via il fumo, che cominciamo la festa.

Marco, cosa posso dirti, ti ho annodato parole,
e quante cose diremo, tra le nuvole e il sole.
Quante notti a occhi aperti, senza fare rumore,
quanti giorni dietro ad un pallone, finchè ci regge il cuore.

Guarda dentro i miei occhi quando si aprono i tuoi
ascolta il mio fiato che crea nuvole con il tuo.
Spruzza nel giorno la tua vita con la mia
e fammi restare qui con la luna, donnaccia,
a guardarti, da solo, per lasciarmi senza fiato.

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