Passa ai contenuti principali

Ha voluto vivere. La storia di Alessia. FATE ENTRARE DIO IN TIN


Fate entrare qualche volta Dio in terapia intensiva neonatale, se non c’è già stato.
Fategli mettere i calzari, la veste, la mascherina, i guanti.
Fategli vedere i bambini da mezzo chilo, da un chilo, da due, da tre.
Fategli vedere le incubatrici, le bombole di ossigeno, i tubi, le sonde, i sensori, i tracciati dei battiti e dei respiri.
Fategli vedere le radiografie, le ecografie, le risonanze magnetiche.
Lasciatelo guardare le mamme e i papà che accarezzano, lavano, portano al petto figli che dovrebbero ancora crescere nel ventre della loro madre.
Lasciatelo ascoltare i suoni dei monitor che sussurrano sul battere del cuore, che avvisano se il respiro è debole, che strillano quando l’ossigeno scarseggia.
Lasciategli asciugare le lacrime di padri e madri che si aggrappano ad ogni fiato, lasciatelo ammirare i sorrisi di padri e madri che hanno capito che il giorno dopo si va tutti a casa.
Lasciate che parli coi dottori, che cambi i pannolini, che veda il latte dentro ai biberon o spinto da pompe negli stomaci dei neonati.
Poi chiedetegli perché.
Ditegli che vedere un adulto stare male è difficile, ma vedere questi piccoli soffrire così è insopportabile.
Ascoltate le risposte che Dio vi darà, piangendo forse di fianco a voi.
Poi uscite con lui, togliete i calzari, buttate il camice, gettate i guanti e la mascherina.
Salutatelo.

Tornerà in TIN.
Tornerà nelle mani del chirurgo che opera per salvare un bambino.
Tornerà nei seni della mamma che prova a dare il latte al suo piccolo.
Tornerà, in qualche modo tornerà.
Non può lasciare così quei piccoli.
Ne sono sicuro.
E, tutte le volte che tornerà, fatelo entrare.  

(8. CONTINUA...)

Commenti

Post popolari in questo blog

Lettera dalla prima linea - racconto di Natale 2024

Veloce, come una raffica di vento che sposta la bandiera da un lato all’altro dell’asta che la lega a terra... Così ogni mia giornata cambia rapida di direzione, sempre in allerta, come da quando mi hanno messo qui, in questa fetida vita di prima linea. E allora passo le mie notti e le mie giornate a immaginare quello che sarà di me tra qualche giorno, tra qualche ora, mentre spero che il destino non mi abbia preparato qualcosa di diverso. Così adesso scrivo queste poche parole per passare il tempo prima che qualcuno o qualcosa mi assalga, nella vigilia di un Natale che si presenta con poche speranze. A poca distanza da me da me ci sono altre persone che non conosco; alcune sono anche pronte a prendere la mia vita per mantenere la loro. In queste lotte tra nani e giganti ci affrontiamo credendo ognuno nel proprio dio, messo sul tavolo per mostrare chi ha quello più potente. Non so, non potrò mai sapere cosa sarà di me domani, se sarò a bermi un chinotto su un tavolo in piazza o in giro...

Sentinelle

Siamo impasto di atomi mischiato con i sensi, trascinati nel tempo e nello spazio con i nostri drammi ed i nostri scudetti. E siamo sempre in allerta, come sentinelle, pronte a dare la vita per salvare quei legami che ci fanno sentire umani.

Sotto questo verde blu d’Irlanda

Sotto questo verde blu d’Irlanda riabbraccio mia figlia partita da giorni, mentre il centro di Dublino sfidando la torre di Babele, punta l’infinito e squarcia il sole. Sotto questo verde blu d’Irlanda l’umanità si scambia birra e sorrisi. Violini, chitarre, flauti e banjo fondono in concerto l’odore della terra e delle strette strade che ti portano a casa. Sotto questo verde blu d’Irlanda  trovi un Dio che piange perché divide. E le bandiere, i murales, i simboli sono la sua moderna croce dove si uccide la pace tra gli uomini. Sotto questo verde blu d’Irlanda la strada scorre lenta, monastica, il piede percorre le alte scogliere dalla torre lo sguardo cerca il delfino o il puffin mentre un taglio di sole ti ribalta i colori. Sotto questo verde blu d’Irlanda  ho respirato, ho visto, ho cantato,  ho amato, odiato, bestemmiato, provando a scrivere un nuovo atto di questa commedia inspiegabile  che è la mia piccola, volgare, vita.