Passa ai contenuti principali

Ha voluto vivere. La storia di Alessia. ISOLAMENTO!


Non c’è nulla di più rassicurante di trovare le cose là dove le abbiamo lasciate.
Vai, cerchi e trovi lì dove ti aspetti di trovare quello che cerchi.
Capita così anche con Alessia: entri nello stanzino della terapia intensiva e lì, in fondo a sinistra, trovi l’incubatrice giusta.
Un giorno però capita che entri, vai nello stanzino e Alessia non c’è.
Quel brevissimo periodo di tempo che passa tra quando te ne rendi conto e la risposta del medico a cui chiedi dov’è finita tua figlia è però abbastanza lungo per farti girare nella testa un carosello di ipotesi. Il problema è che ogni ipotesi ti sembra quella giusta.
Certo, se non è lì, l’hanno spostata… o perché sta meglio o perché sta peggio.
Pensarci è un attimo, ma quell’attimo basta per toglierti la forza dalle gambe.
“E’ stata portata in isolamento” mi dice uno dei medici di guardia.
Alessia è stata allontanata dagli altri neonati: per fortuna è solo una congiuntivite.
Già è triste vedere questi piccoli nelle loro placente di plexiglass messi uno accanto all’altro, ma vederne uno da solo, messo in una stanza senza nessuno, lascia nell’animo un misto di pietà, tenerezza e tristezza.
E così ci prepariamo a vivere anche l’esperienza dell’isolamento.
Le finestre della stanzetta dove si trova Alessia danno su un’aiuola dell’ospedale.
Nevica.
Questo inverno del 2010 ha deciso di lasciare il segno.
Scendono i fiocchi e Alessia fatica a mangiare dal sondino.
Le strade cominciano a imbiancarsi e Alessia desatura in ossigeno e viene aiutata con la respirazione assistita.
Che bella la neve. Me ne andrei in giro a piedi sotto i fiocchi e invece sono qui, in isolamento, con un occhio fisso al saturimetro a fare il tifo per mia figlia che deve mangiare e respirare bene. Alessia, un leggero fiocco tra i fiocchi.
Nevica ancora e devo tornare a casa da Laura e Lucia.
Sono in bici.
Telefono a Laura. “Arrivo. Tutto bene adesso. Prima Alessia l’è s’ciopada. Una piccola apnea con bradicardia, ma si è ripresa da sola… adesso satura bene. Ciao”.
Dopo pochi giorni Alessia uscirà dall’isolamento.
Rientrerò poi di nuovo in quella stanza di una clausura di sofferenza solo una volta, per salutare una piccola bimba che, dopo qualche ora, volerà via per sempre sopra le nuvole.
Mattone su mattone si costruisce una casa, pietra su pietra sono state costruite le piramidi.
Così, grammo dopo grammo, Alessia ha costruito la sua salvezza.
820 grammi alla nascita, 700 dopo il calo fisiologico, 2800 alla dimissione dopo 4 mesi di terapia intensiva.
Giorno dopo giorno Alessia aggiungeva qualche grammo a sé, sfruttando quanto poteva prendere dal latte di Laura.
Prima con un sondino, poi, con molta fatica, con il biberon e infine dal seno di Laura.
Piccoli passi per un prematuro, ma grandi tappe per il suo percorso evolutivo.
Ogni pasto è stata una scommessa giocata e quasi sempre vinta, ogni giorno era una sfida vedere che il peso continuava a crescere.
E’ stato difficile vedere Alessia crescere così: prima l’ansia di arrivare a pesare un chilo e poi la soddisfazione di aver raggiunto il chilo e mezzo.
Come in un’ascensione in montagna, quando si vede già il rifugio da fondovalle, ma si capisce che per arrivarci la strada è ancora lunga: così Alessia scalava i suoi primi mille, poi millecinque, duemila, duemilaottocento grammi.
Così cocciutamente attaccata alla vita, come chi vive di montagna e sa che, se da una parte c’è il dirupo, dall’altra c’è la via per arrivare in alto e dominare con lo sguardo la valle.

(10. CONTINUA...)

Commenti

Post popolari in questo blog

Lettera dalla prima linea - racconto di Natale 2024

Veloce, come una raffica di vento che sposta la bandiera da un lato all’altro dell’asta che la lega a terra... Così ogni mia giornata cambia rapida di direzione, sempre in allerta, come da quando mi hanno messo qui, in questa fetida vita di prima linea. E allora passo le mie notti e le mie giornate a immaginare quello che sarà di me tra qualche giorno, tra qualche ora, mentre spero che il destino non mi abbia preparato qualcosa di diverso. Così adesso scrivo queste poche parole per passare il tempo prima che qualcuno o qualcosa mi assalga, nella vigilia di un Natale che si presenta con poche speranze. A poca distanza da me da me ci sono altre persone che non conosco; alcune sono anche pronte a prendere la mia vita per mantenere la loro. In queste lotte tra nani e giganti ci affrontiamo credendo ognuno nel proprio dio, messo sul tavolo per mostrare chi ha quello più potente. Non so, non potrò mai sapere cosa sarà di me domani, se sarò a bermi un chinotto su un tavolo in piazza o in giro...

Sentinelle

Siamo impasto di atomi mischiato con i sensi, trascinati nel tempo e nello spazio con i nostri drammi ed i nostri scudetti. E siamo sempre in allerta, come sentinelle, pronte a dare la vita per salvare quei legami che ci fanno sentire umani.

Sotto questo verde blu d’Irlanda

Sotto questo verde blu d’Irlanda riabbraccio mia figlia partita da giorni, mentre il centro di Dublino sfidando la torre di Babele, punta l’infinito e squarcia il sole. Sotto questo verde blu d’Irlanda l’umanità si scambia birra e sorrisi. Violini, chitarre, flauti e banjo fondono in concerto l’odore della terra e delle strette strade che ti portano a casa. Sotto questo verde blu d’Irlanda  trovi un Dio che piange perché divide. E le bandiere, i murales, i simboli sono la sua moderna croce dove si uccide la pace tra gli uomini. Sotto questo verde blu d’Irlanda la strada scorre lenta, monastica, il piede percorre le alte scogliere dalla torre lo sguardo cerca il delfino o il puffin mentre un taglio di sole ti ribalta i colori. Sotto questo verde blu d’Irlanda  ho respirato, ho visto, ho cantato,  ho amato, odiato, bestemmiato, provando a scrivere un nuovo atto di questa commedia inspiegabile  che è la mia piccola, volgare, vita.